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“I guerrieri di Jurić” di Adriano Ancona e Alberto Sogliani è la classica storia dell’uomo giusto capitato nel posto giusto al momento giusto. Sincronia da vecchi orologi giapponesi al quarzo che magari, se rovisti tra gli oggetti di modernariato in qualche mercatino delle pulci, trovi ancora in giro. Ma chi sarà mai Ivan Jurić? Forse, l’“uomo della provvidenza”? Non esageriamo, diciamo piuttosto che è uno che fa bene il suo mestiere: visti i tempi che corrono sulle frequenze della fenomenologia tuttologa, mica è poco. Anzi, basta e avanza.
ANTEPRIMA SFOGLIABILE
Intervista a Luciano Zerbini su Radio Rete 2000 - 14/06/2021
Ivan Jurić è un uomo di antichi valori per certi versi, con un linguaggio asciutto, colorato dagli accenti della sua terra oltre l’Adriatico e soprattutto con un modo di fare schietto, diretto e “ruvido”, che traduce nella sua filosofia di calcio. Schietto, perché la sua squadra non conosce preamboli, non bluffa, ma mette subito sul campo ciò che ha; diretto, perché la palla la fa correre il più possibile in verticale senza perdersi nelle stucchevoli melasse del possesso orizzontale (un giorno lo capiranno che la porta sta là in fondo, e non lì a fianco); ruvido, perché ci mette tutto l’agonismo di cui dispone e non disdegna le maniere forti. Il suo è un calcio fisico che si esalta nell’uno contro uno, uomo su uomo, ma che allo stesso tempo pare dispendioso e richiede dedizione, preparazione atletica e spirito di sacrificio. Tuttavia, per leggere la “radiografia” del personaggio, la miglior risposta sta nel titolo stesso di questo libro: I guerrieri di Jurić. Queste le parole che l’allenatore croato riguardo la creazione di una squadra: «Penso che la costruzione della squadra sia la parte più bella del mio lavoro. Quello che rimane è lo spogliatoio, il rapporto con i giocatori e la voglia di ottenere un obiettivo. Penso sia fondamentale scegliere sin dall’inizio persone con qualità umane che possano diventare i leader dello spogliatoio. Se sbagli questa scelta potresti avere molti problemi durante la stagione. Credo molto in un rapporto sincero, oltre ogni limite. Per riuscire a essere molto chiari, senza possibilità di equivoci, bisogna essere sempre sinceri con i giocatori, nel bene e nel male. Così loro arrivano ad apprezzare l’uomo che sei, che è cosa fondamentale. Il senso del lavoro e del dovere è il valore più importante».