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“Sono un uomo ordinario che fa un lavoro straordinario”. Quella di Mike Iuzzolino, play della Scaligera Basket Verona tra il 1995 e il 1999, non è solo la storia di un ragazzo follemente innamorato della pallacanestro, quanto piuttosto la storia del coronamento di un sogno vissuto al livello più alto: dai trionfi al college all’NBA, fino all’indimenticabile parentesi in riva all’Adige. Quella con la città scaligera è stata, infatti, una meravigliosa e indimenticabile storia d’amore, sbocciata in campo e ancora viva nel ricordo di tifosi e appassionati; un legame indissolubile, suggellato dal lungo e commovente abbraccio con cui il 9 aprile del 2017 la Scaligera ha voluto stringersi attorno al suo campione tributandogli il più grande onore che una società possa riservare ad un giocatore: il ritiro della maglia. L’Arcobaleno nel canestro vuole raccontare il percorso umano, spirituale e sportivo di Iuzzolino attraverso aneddoti, ricordi e testimonianze di ex compagni, dirigenti e allenatori, con un focus privilegiato sui protagonisti della straordinaria avventura che a metà anni Novanta ha portato la Verona dei canestri alla ribalta internazionale, da coach Franco Marcelletti ad Andrea Mazzon, da Gek Galanda a capitan Roberto Dalla Vecchia, dallo storico medico sociale Dottor Paolo Cannas al Team Manager James Tirelli. Nelle loro sincere, quanto appassionate, dichiarazioni di stima e amicizia traspare lo straordinario senso del dovere di Mike, unito ad una determinazione fuori dal comune, la cura dei dettagli, la passione e l’umiltà di sapersi mettere sempre al servizio della squadra. Un esempio per tutti, nello sport come nella vita di tutti i giorni.
ANTEPRIMA SFOGLIABILE
Intervista a Mike Iuzzolino e Alessandro Fontana a Radio Rete 2000 - 09/05/2022
BasketBooks 51 – I SIGNORI DEL PARQUET (pt. 4)
“Sono un uomo ordinario che fa un lavoro straordinario”.
Quella di Mike Iuzzolino non è solo la storia di un ragazzo follemente innamorato della pallacanestro. È piuttosto la storia del coronamento di un sogno vissuto al livello più alto: i trionfi al college, l’NBA, l’Italia e, soprattutto, Verona.
Quella con la città scaligera è stata, infatti, una meravigliosa e indimenticabile storia d’amore, sbocciata in campo e ancora viva nel ricordo di tifosi e appassionati che hanno avuto il privilegio di poter ammirare lo straordinario talento del play nativo di Altoona, piccola cittadina della contea di Blair, in Pennsylvania. Un legame indissolubile, suggellato dal lungo e commovente abbraccio con cui il 9 aprile del 2017 la Scaligera Basket Verona ha voluto stringersi attorno al suo “piccolo” grande campione tributandogli il più grande onore che una società possa riservare ad un giocatore: il ritiro della maglia.
Aver avuto l’opportunità di crescere e migliorarsi, come uomo e come atleta, è un privilegio che Iuzzolino ha sempre cercato di onorare con ferrea determinazione. Le ore di allenamento, con movimenti e sessioni di tiro ripetute all’infinito, ne hanno forgiato il carattere e la mentalità, aiutandolo a rimanere sempre concentrato su sé stesso e sui propri obiettivi.
L’Arcobaleno nel canestro vuole raccontare il percorso umano, spirituale e sportivo di Iuzzolino attraverso dati, statistiche, ma anche aneddoti, ricordi e testimonianze di ex compagni, dirigenti e allenatori. Con un focus privilegiato sui protagonisti della straordinaria avventura che a metà anni Novanta ha portato la Verona dei canestri alla ribalta internazionale, da coach Franco Marcelletti ad Andrea Mazzon, da Gek Galanda a capitan Roberto Dalla Vecchia, dallo storico medico sociale Dottor Paolo Cannas al Team Manager James Tirelli. Nelle loro sincere, quanto appassionate, dichiarazioni di stima e amicizia traspare lo straordinario senso del dovere di Mike, unito ad una determinazione fuori dal comune, la cura dei dettagli, la passione e l’umiltà di sapersi mettere sempre al servizio della squadra.
Iuzzolino ha ricevuto tanto dalla pallacanestro, ma non si è mai accontentato di custodire gelosamente il segreto del suo successo. Al contrario, ha sempre cercato di condividerlo con gli altri, da giocatore prima e da allenatore poi. Nel 1988, dopo un biennio in chiaroscuro alla Penn State University, si trasferisce a Saint Francis dove incontra Jim Baron, il coach che più di ogni altro saprà motivarlo e riaccendere in lui la scintilla. Da lì in poi la carriera di Mike sarà un crescendo straordinario: nel 1991 conquista il titolo di campione della Northeast Conference con i Red Flash (primo e sinora unico titolo conquistato da Saint Francis) e nello stesso anno quello di NEC Player of The Year, oltre ad altri prestigiosi riconoscimenti accademici per gli eccellenti risultati conseguiti nello studio. Trentacinquesima scelta al Draft NBA 1991, gioca due stagioni consecutive nei Dallas Mavericks misurandosi con avversari del calibro di Michael Jordan, John Stockton, Charles Barkley, Shaquille O’Neal e il suo idolo Larry Bird (continua). Dai riflettori del campionato più bello del mondo all’anonimato della CBA il passo è repentino e brevissimo, ma Mike continua a lavorare con straordinaria abnegazione per inseguire il suo sogno. E nell’ottobre del 1995 arriva la chiamata che segnerà indelebilmente la sua carriera e, di riflesso, anche la sua vita privata. A volerlo in riva all’Adige per sostituire l’infortunato Ryan Lorthridge è il GM della Scaligera Basket, Andrea Fadini, che inizialmente gli propone un contratto a gettone. Ma basta poco a dirigenti e tifosi per capire che quel play di 183 cm, i cui nonni erano originari di un piccolo pese in provincia di Salerno, è un concentrato esplosivo di classe e tecnica. Nei suoi quattro anni a Verona, Iuzzolino vincerà una Supercoppa Italiana e una Coppa Korac, entrando di diritto nel novero dei grandi miti della pallacanestro gialloblù. Gli ultimi anni di carriera lo vedranno, come sempre, grande protagonista prima a Roma, poi a Milano e infine in Spagna, con due brevi parentesi in Grecia e in LegaDue a Pavia. Dopo il ritiro, nel 2003, Iuzzolino tornerà negli Stati Uniti per affrontare una nuova sfida, che lo porterà a intraprendere una brillante carriera di assistant coach e associate head coach: dagli esordi a Duquesne con la locale squadra femminile fino al trionfo - stagione 2019-2020 - nella NEC Conference con la Robert Morris University. “Il mio è stato un percorso lungo e ho potuto imparare tanto. Ogni stagione sono migliorato ponendomi sempre degli obiettivi, con la speranza un giorno di diventare capo allenatore. Sono sempre stato una persona determinata, animata da una grande passione per quello che faccio. Probabilmente la volontà è stata la forza trainante della mia vita, non solo nel lavoro. Mi ha dato sempre nuovi stimoli, anche nello sport. Ho imparato che lavorare molto duramente non sempre ti permette di raggiungere i tuoi obiettivi. A volte cadi, torni a lavorare e continui ancora a fallire. È il modo in cui affronti quel fallimento che ti permette di raggiungere il successo. Ed è quello che cerco di insegnare ai miei giocatori e ai miei figli: ieri è il passato e potrebbe non esserci un domani, vivete il momento concentrandovi esclusivamente su quello che state facendo oggi, perché non c’è altra certezza che il presente”. Un esempio per tutti, nello sport come nella vita di tutti i giorni.