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Quanti tra i ragazzi di oggi conoscono Gianni Brera o Dino Buzzati? Quasi nessuno. I grandi protagonisti del giornalismo e della letteratura sportiva sono ormai dei Carneadi. Dobbiamo rassegnarci dunque a considerare Brera o Buzzati esemplari da museo, fossili illustri da custodire sotto teca? Certamente no. A patto di restituire ai ragazzi il piacere di raccontare lo sport attraverso una più moderna forma espressiva. La scoperta dei podcast come mezzo per recuperare la qualità della scrittura ha animato il progetto pilota del Ministero dell’Istruzione (“Le nuove frontiere della letteratura sportiva”) affidato ai ragazzi della Quarta G del Liceo Scientifico Belfiore di Mantova. L’attribuzione del Premio Cultura e Sport del CONI ha testimoniato la qualità del risultato e la realizzazione di questo libro ne è l’ulteriore conferma.
ANTEPRIMA SFOGLIABILE
Intervista ad Adalberto Scemma a Radio Rete 2000 - 30/09/2022
La scoperta dei podcast come mezzo per recuperare la qualità della scrittura. Partendo da un presupposto coraggiosamente visionario e da un titolo accattivante (“Le nuove frontiere della letteratura sportiva”), il Ministero dell’Istruzione ha promosso e finanziato un progetto-pilota dalle implicazioni cariche di suggestione affidandone la realizzazione ai ragazzi della Quarta G del Liceo Scientifico Belfiore a indirizzo sportivo di Mantova. L’attribuzione del Premio Cultura e Sport del CONI ha testimoniato la qualità del risultato e la realizzazione di questo libro ne è l’ulteriore conferma. L’idea portante è scaturita da una domanda con risposta pleonastica: quanti tra i ragazzi di oggi conoscono Gianni Brera o Dino Buzzati? Quasi nessuno. I grandi protagonisti del giornalismo e della letteratura sportiva sono ormai dei Carneadi. È la prova di quanto sia ormai effimera la memoria delle persone e delle cose. Ma è la verifica, al tempo stesso, di quanto siano mutate, nel giro di una manciata d’anni, le coordinate del giornalismo. La stampa scritta ha ceduto vistosamente il passo all’incalzare della tivù, dei social, di internet e così via, un panorama che prevede un’integrazione, anzi: una contaminazione sempre più serrata, tra physical e digital. Cronache sportive sempre più velocizzate hanno reso superflua anche la scrittura di qualità. Dobbiamo rassegnarci dunque a considerare Brera o Buzzati esemplari da museo, fossili illustri da custodire sotto teca? Certamente no. A patto di restituire ai ragazzi il piacere di raccontare lo sport attraverso una più moderna forma espressiva; i podcast, appunto. Il progetto, reso possibile dalla presenza di una dirigente scolastica e da insegnanti di educazione fisica capaci di “guardare oltre” (ci riferiamo a Cristina Patria, Laura Spiritelli e Cecilia Facchini), ha consentito di accompagnare i ragazzi lungo un percorso che li ha portati prima di tutto a conoscere la storia del giornalismo e della letteratura sportiva e a prendere coscienza delle ragioni dei cambiamenti. Il secondo passo ha riguardato invece la scoperta dei podcast, un mezzo nuovo soltanto in apparenza: senza scomodare Omero, la tradizione orale ha radici antichissime, basti pensare al teatro di strada dei Carri di Tespi, fino ai filòs delle saghe contadine. Allora serviva un narratore perché erano in pochi a saper leggere e scrivere. Oggi anche chi conosce l’alfabeto sta perdendo l’abitudine alla lettura ma sta imparando, attraverso i podcast, a “leggere con le orecchie”. La scelta dei personaggi era libera ma i ragazzi hanno subito recepito l’invito a fare emergere, grazie alle storie dei protagonisti, gli aspetti meno evidenti del proprio carattere. Hanno imparato cioè a “raccontare raccontandosi”, scoprendo anche attraverso la tecnica dei podcast il piacere della scrittura. Un progetto così articolato non poteva trovare attuazione senza la presenza di scrittori e giornalisti di evidente e riconosciuta caratura professionale. L’abilità di Diego Alverà, Claudio Rinaldi, Furio Zara, Alberto Brambilla, Massimo Castellani, Lorenzo Longhi e Paola Colaprisco, per non parlare di Max Saccani, è stata quella di fungere da tutors con umiltà e “leggerezza”, evitando la tentazione di parlare ex cathedra. Sono riusciti insomma ad accompagnare i ragazzi alla scoperta di un mondo, quello del giornalismo e della letteratura sportiva, risultato alla fine ricco di coinvolgimenti emotivi. Regista dell’operazione Adalberto Scemma, già presente nel mondo della scuola attraverso eventi come “La Favola del Lago”, “I murales di “Italia 90”, “La Favola dello Sport”, “Sport X Gioco” e “Alle radici dell’immaginario”.