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Ne Il lungo filo della mia vita Michele Romano ripercorre, filtrandoli attraverso le sue esperienze autobiografiche, ottant’anni della storia di Verona, città in cui si trasferisce nell’immediato dopoguerra e con la quale instaurerà un legame affettivo indissolubile. Nel capoluogo scaligero, che all’epoca stava iniziando la sua ricostruzione con il ripristino dei ponti abbattuti dai tedeschi in ritirata, Michele Romano inizia uno straordinario percorso umano e professionale che lo porterà prima a diventare una delle figure più rappresentative nell’ambito della sanità locale e poi a coronare, alla soglia dei settant’anni, il suo sogno di esercitare la professione di avvocato e di giudice tributario, rimanendo sempre fedele a quei principi di libertà e a quei valori della solidarietà che saranno la stella polare della sua vita. Il lungo filo della mia vita è una carrellata di ricordi, aneddoti, personaggi e avvenimenti, in cui pubblico e privato si intrecciano a doppio filo, ma senza mai cadere nell’autoreferenzialità: gli anni da segretario comunale a Sant’Anna d’Alfaedo, la carriera da dirigente, l’amicizia con l’avvocato Renato Gozzi, col professor Giorgio Zanotto e con l’avvocato Gianbattista Rossi, senza dimenticare l’ingegner Paolo Biasi, che da presidente della Fondazione Cariverona sbloccò il finanziamento per programmare la ristrutturazione dell’Ospedale Maggiore di Verona e la costruzione del Polo Chirurgico Confortini, uno dei lasciti più importanti di Michele Romano alla sua amata Verona.
ANTEPRIMA SFOGLIABILE
Intervista a Michele Romano a Radio Rete 2000 - 21/03/2023
Il libro Il lungo filo della mia vita consente di ripercorrere ottant’anni della storia della Città di Verona attraverso le vicende di Michele Romano, nato a Milano nel 1940 ma sfollato già nel 1942 con la famiglia a Lugo di Valpantena per poi giungere nel 1945 a Verona in piazza Arsenale. La città di Verona, che inizia la sua ricostruzione con i ponti abbattuti dai tedeschi in ritirata, lo vede formarsi in tutto il suo percorso scolastico - dall’asilo dalle suore Aportiane al liceo classico “Maffei” e “Alle Stimate” - creando con lui un legame che durerà tutta la vita. Il rapporto speciale con la nonna Ninfa, siciliana con origini spagnole, e la partecipazione attiva allo sciopero degli studenti di Verona nel 1956 per manifestare concreta solidarietà al popolo dell’Ungheria invasa dai carri armati russi, gli infondono i principi di libertà e i valori della solidarietà che saranno la stella polare della sua vita personale e lavorativa. Diventa segretario comunale a Sant’Anna d’Alfaedo a Verona e lì, tra i montanari, consolida quella conoscenza e formazione professionale che lo farà apprezzare in città e gli darà la possibilità di stringere legami personali con l’avvocato Renato Gozzi con il prof. Zanotto e con l’avvocato Gianbattista Rossi. Con l’ingegner Paolo Biasi, presidente della Fondazione Cariverona, nasce un legame straordinario: nominato Direttore Generale dell’Ospedale di Verona (allora nell’Ulss. n. 25), è proprio lui che gli mette a disposizione il finanziamento per programmare la ristrutturazione dell’Ospedale di Verona e la costruzione del Polo Chirurgico Confortini, intervento indispensabile per adeguare le strutture ospedaliere alle sfide della Riforma del Servizio Sanitario Nazionale. Finita la carriera nella Sanità, vede finalmente il momento di realizzare il sogno giovanile di esercitare la professione di avvocato e di giudice Tributario, restando sempre a Verona. Infine, la sua inclinazione ad aiutare il prossimo gli fa accettare la presidenza della Croce Verde di Verona, una istituzione pubblica sorta nel 1909 e impegnata prevalentemente nei servizi di trasporto di emergenza, per aiutarla a superare un momento di difficoltà operativa. Qui, almeno per ora, si chiude il racconto della storia di Michele Romano e del suo amore per la Città di Verona.