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Dati tecnici: Euro 6,50 Formato finito: mm 210x297 - Formato aperto: mm 420x297. Magazine composto da 72 pagine stampate a 4/4 colori in B e V su carta patinata opaca da gr. 135 + Copertina stampata a 4/4 colori su carta patinata opaca da gr. 170. Confezionata con 2 punti metallici. In collaborazione con il Panathlon International. I PERCHÉ DI UNA SCELTA. La suggestione della parola scritta contrapposta alla banalità di un giornalismo sportivo sempre più schiacciato da tv, internet e social. In una comunicazione appiattita e tesa ormai alla sintesi si è quasi del tutto vanificata la necessità del contatto umano e la possibilità, quindi, di raccontare i personaggi e le vicende dello sport in tutte le sfumature di carattere tecnico e umano. Nasce da qui l’idea della sfida, sempre presente in qualsiasi operazione che tenda a “guardare oltre” e che conservi dunque la radice romantica di un afflato visionario. In che modo? Testimoniando, o rievocando, “passaggi di tempo”, storie attuali o uscite dall’archivio della memoria ma ancora cariche di magia, storie di uomini ma anche di sogni, di miti accatastati nel ricordo senza aver mai trovato quell’evidenza che cronache meno superficiali, più disponibili all’approfondimento, avrebbero dovuto garantire.
ANTEPRIMA SFOGLIABILE
Intervista ad Adalberto Scemma su Radio Rete 2000 - 05/05/2023
Intervista ad Adalberto Scemma su Radio Rete 2000 - 12/03/2024
I NOSTRI LETTORI La Coda del Drago è destinata a un pubblico di lettori fieramente, inconsciamente o dichiaratamente “irregolari”, bracconieri di storie che trovano nel semplice fluire delle parole la loro fonte d’energia. Non si può “guardare oltre”, tuttavia, se non si impara prima a “guardare dietro”, se non si indagano le tappe che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’informazione sportiva in genere (quotidiani, periodici, radio, tv, internet, social e così via) fino all’attuale panorama che prevede un’integrazione, anzi, una contaminazione sempre più serrata tra mondo fisico e mondo digitale. A lasciare perplessi, in questo cambiamento radicale, è la tendenza a non far percepire un confine netto tra le due dimensioni: si tende, cioè, a trasformare il destinatario dell’informazione in un robot, in un soggetto quasi esclusivamente passivo, dimenticando che l’uomo è prima di tutto un soggetto pensante, un individuo. Ecco dunque la necessità di ritrovare quel tipo di suggestione che soltanto la parola scritta è in grado di ricreare. UN PROGETTO VISIONARIO L’evidenza dice che i grandi protagonisti della letteratura sportiva, da Gianni Brera a Giovanni Arpino, si avviano oggi a diventare dei carneadi agli occhi non soltanto dei giovanissimi ma addirittura della generazione dei quarantenni. Persino un mito come Gianni Mura sta rischiando di non trovare posto nell’archivio della memoria. Ma sarà proprio così? Dovremo abituarci dunque a considerare Brera, o Arpino, o Mura, esemplari da museo, fossili illustri da custodire sotto teca? L’esperienza di vita assicura che c’è mai nulla di scontato. Il finale di ogni storia dal copione già scritto può sempre mutare quando interviene una dose adeguata di capacità visionaria. È bastato il coraggio di riproporre “con il marchio della novità”, e con adeguati presupposti critici, i miti letterari del passato; non solo Brera, Arpino e Mura ma anche Buzzati, Bianciardi, Vergani o Gianoli, in due contesti eccellenti (le aule di Scienze motorie dell’Università di Verona, unico ateneo italiano dove si insegna la letteratura sportiva, e quelle del Liceo Scientifico Belfiore a indirizzo sportivo di Mantova, dove si è sviluppato un progetto innovativo promosso e finanziato dal Ministero dell’Istruzione) per attivare di colpo la curiosità e l’attenzione di studenti di diciotto-vent’anni e catapultarli nel vivo di una dimensione creativa imprevedibile. MAESTRI DI SCRITTURA. Parte da qui la sfida de La Coda del Drago: proporre temi di qualità attraverso una sinergia redazionale che coinvolga personaggi autorevoli della letteratura sportiva, del giornalismo e della saggistica, in definitiva dei “maestri di scrittura”, accanto a giovani emergenti scelti tra i migliori studenti dei corsi universitari e degli istituti scolastici di secondo grado, senza trascurare uno spazio dedicato alla ricerca storica, fonte inesauribile di sorprese. Presupposto inalienabile: i ragazzi non saranno mai contenitori da riempire di nozioni, ma fuochi da accendere. Il sogno, neppure tanto segreto, è quello di veder crescere, accanto ai maestri, giovani capaci di filtrare con passione e creatività, i dettami di un progetto “visionario”.