"Ripensare le città" è un progetto multidisciplinare realizzato da Matteo Mezzadri e appositamente pensato per lo splendido spazio di archeologia industriale de La Fabbrica del Vapore di Milano. La mostra si articola in un percorso intrecciato con i più diversi mezzi espressivi: dalla monumentale installazione che invade lo spazio del Museo realizzata con 3.000 mattoni forati, alle serie fotografiche, passando attraverso la scultura e il video. La mostra affronta il tema della metropoli contemporanea e invita il visitatore a partecipare ad un suo ripensamento per affrontare le sfide del futuro. Secondo il report “World Population Prospects 2019”, entro il 2050 la popolazione mondiale avrà raggiunto i 9,7 miliardi di persone e quasi il 70% di queste vivranno nei centri urbani. Per gestire questa enorme crescita e concentrazione sociale, dovremo ripensare radicalmente il concetto stesso di città, non più concepita come gigantesco formicaio, ma come centro nevralgico di innovazione sociale, economica e culturale, un vero e proprio “reattore sociale”, per usare l’espressione del matematico ed esperto di urbanistica Luis Bettencourt.
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"Ripensare le città" è un progetto multidisciplinare realizzato da Matteo Mezzadri e appositamente pensato per lo splendido spazio di archeologia industriale de La Fabbrica del Vapore di Milano. La mostra si articola in un percorso intrecciato con i più diversi mezzi espressivi: dalla monumentale installazione che invade lo spazio del Museo realizzata con 3.000 mattoni forati, ai progetti fotografici de “le città minime” e “Hand players”, passando attraverso le piccole sculture in laterizio, l’opera “Muro contro muro”, per arrivare infine alla grande proiezione del video “Neighbors machine”. La mostra affronta il tema della metropoli contemporanea e invita il visitatore a unirsi a un suo ripensamento per affrontare le sfide del futuro. Secondo il report “World Population Prospects 2019”, entro il 2050 la popolazione mondiale avrà raggiunto i 9,7 miliardi di persone e quasi il 70% di queste vivranno nei centri urbani.
Per gestire questa enorme crescita e concentrazione sociale, dovremo ripensare radicalmente il concetto stesso di città, non più concepita come gigantesco formicaio, ma come centro nevralgico di innovazione sociale, economica e culturale, un vero e proprio “reattore sociale”, per usare l’espressione del matematico ed esperto di urbanistica Luis Bettencourt. Secondo quest’ultimo “la città ha un funzionamento simile a quello di una stella perché attrae persone e accelera le interazioni e gli output sociali proprio come le stelle comprimono la materia bruciando più velocemente e in maniera più luminosa tanto più sono grandi”.
Le città non sono fatte solo da persone, ma anche, se non soprattutto, dalle loro interazioni, che avvengono a loro volta in altri network sociali, spaziali, infrastrutturali, in definitiva la città può essere intesa come un social network ante litteram. La mostra pensata per gli spazi della Fabbrica del Vapore vuole trasferire una visione positiva della città concepita come grande motore di innovazione sociale alimentato dalle fitte interazioni multiculturali che la città stessa consente.
La Fabbrica del Vapore è uno spazio museale concepito per ospitare mostre, eventi e grandi flussi persone, ma ha anche un valore simbolico di luogo in cui le persone entrano in contatto, si mescolano e condividono il medesimo spazio. La grande installazione site specific realizzata in occasione della mostra amplifica questo concetto aiutando a ridefinire l’architettura e lo spazio del museo come luogo di scambio, interazione, approfondimento.
Nella progettazione della mostra il visitatore è stato immaginato come Marco Polo ne “Le città invisibili” di Italo Calvino, che così risponde a Kublai Khan: “D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. O la domanda che ti pone obbligandoti
a rispondere”.