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Tra tutte le genti che vissero nell’Emilia, i Celti furono quelli che manifestarono la maggior sensibilità per il patrimonio forestale. Presso l’Appennino parmense, tra le valli dell’Arda e dell’Enza, vivevano gli Anani e i Celelati, due tribù della grande confederazione celtica dei Boi, che avevano i loro centri operativi nei boschi. Le selve erano percorse da un reticolo stradale, talvolta precario, ma sempre efficiente, che assicurava il trasporto delle merci, la viabilità ordinaria e il movimento dei guerrieri. Le sacre radure dei boschi si trovavano nei punti d’incontro dei principali itinerari: talvolta presso una magica fonte. Non erano soltanto luoghi di sosta e si presentavano anche come spazi, dove era possibile svolgere attività, non solo legate al culto, ma anche militari e mercantili; inoltre, venivano utilizzati per assemblee, festeggiamenti e per l’amministrazione della giustizia. Purtroppo, i boschi non hanno conservato le strutture viarie. Le notizie sulle sacre radure dei Celti provengono soprattutto dalla memoria storica e dalla tradizione, che questo libro cerca di tener viva.
ANTEPRIMA SFOGLIABILE
L’archeologia è certamente la principale fonte di informazioni sugli insediamenti antichi, ma sono interessanti anche le numerose e differenziate scritte latine, che vanno dalle previsioni degli oracoli, fino ai provvedimenti finanziari per le popolazioni. Interessanti approfondimenti si possono ottenere esaminando i reperti secondo diverse tecniche ed eterogenei criteri. Ad esempio, un bronzo raffigurante una divinità fluviale può suggerire, non solo le sue effettive funzioni, ma forse anche il nome, col quale veniva ricordato: il Parma, che poi passò alla città.