La Tradizione viene comunemente intesa come un insieme di conoscenze, anzi la Conoscenza per eccellenza, che vengono trasmesse dagli albori della storia umana sino a quando ci sarà il tempo per gli uomini. “Conoscenza” che non è un fatto mentale o culturale ma esperienza viva, Opera, sia nel microcosmo che nel macrocosmo, è l’attingere all’Albero della sapienza e della vita, che inscindibilmente vanno di pari passo nel fluire del cosmo. Questa forma di sapere per alcuni è l’apice delle potenzialità umane, per altri una mera fantasia. E’ ovvio che ciascuno sceglie per sé stesso. Quest’idea di Tradizione esiste in tutte le civiltà antiche delle origini, in forme diverse per intensità e continuità ma sempre presenti. Il mondo antico si regge assolutamente sul concetto di Tradizione e sulla vitalità storica e spirituale che su di esso di impernia, senza la quale il Cosmo precipiterebbe nel Caos, nel disordine più totale che porta alla morte di tutto. La Tradizione è dunque un impegno dell’uomo verso il cosmo che dall’alba dei tempi cerca di essere il sostegno del mondo, pur nell’idea della decadenza globale espressa nella dottrina delle quattro età universalmente diffusa. Il singolo individuo nel fenomeno della Tradizione cerca una via di conoscenza che si traduca in via di realizzazione personale suscettibile di raggiungere i più alti livelli della potenzialità umana.
Viene spesso definita come l’ascesa al monte Meru, la salita sull’albero cosmico, per conseguire quel vertice dove dimorano gli Dèi e dove finalmente si acquieta la sete di sapere e la potenza dell’essere. Questa via per alcuni diventa un imperativo categorico, il motivo essenziale della vita, il richiamo ineludibile della foresta, per altri spesso è solo piccola curiosità e per molti silenzio assoluto. Le testimonianze raccolte in questo libro spaziano dall’India antica (Veda, Upanishad, Buddismo), alla Cina (Taoismo e Buddismo), al mondo europeo (Greci, Celti, Germani, Latini), al medioevo (alchimia) per giungere ai tempi nostri con i contributi di riscopritori e restauratori moderni di questa conoscenza. E’ ovvio che qui si tratta solo di forme affidate alla scrittura e per di più in veste frammentaria, di florilegio, in conformità con le possibilità offerte dal mondo contemporaneo. Queste testimonianze sono comunque più che sufficienti per essere una traccia, un sentiero, per chi voglia mettersi in gioco e percorrerlo, non sono infatti raccolta estetica, “poetica” o “artistica” come va di moda oggi tra gli intellettuali o gli “studiosi”, ma “verbo”, parola evocativa di conoscenza, di verità, riflessi di Mnemosine, memoria del cuore. In ogni frammento riportato vi è un risvolto essenziale operativo, reale, non parole in libertà o in combinazione dialettica più o meno estetizzante. E’ ovvio che questa scoperta può essere frutto solamente della sensibilità e dell’intelligenza di chi voglia seguire questo cammino di risveglio interiore, di riscoperta dell’occhio del cuore. I testi sono riportati senza commento per dare maggior risalto alla loro essenzialità, per farli diventare motivo di meditazione interiore personale, e per sottolineare l’importanza del superamento del personalismo, di quell’Io, al quale sotto forma di Uroboros, bisogna tagliare la testa, per non dare spazio all’ormai dilagante e fuorviante demone della dialettica. Che queste pietre sul sentiero che sale alla Montagna cosmica possano essere di aiuto al buon lettore e al buon viaggiatore.