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In "La Divina Commedia al filó. Contá in dialéto veronese e co parole mie", Renato Castellazzi presenta un'originalissima versione del viaggio nell’oltretomba del Divino Poeta, tra i peggiori vizi e le grandi virtù dell’umanità, raccontata con parole semplici in dialetto veronese.
ANTEPRIMA SFOGLIABILE
Intervista a Renato Castellazzi e Sabrina Ginocchio su radio Rete 2000
«Il mio incontro con Dante, essendo la sua Opera materia di studio, è avvenuto sui banchi di scuola - racconta Castellazzi - molti la consideravano un 'inutile fastidio', al pari del manzoniano I promessi sposi affrontato nel biennio del liceo, ma io sono stato fortunato: il mio professore ha saputo accendere in me la curiosità riguardo a questa e a tante altre opere letterarie. Come spesso succede, a scuola non ho avuto il tempo di affrontarla nella sua completezza, ma dentro di me é rimasta la voglia di farlo: sapevo che, prima o poi, avrei ultimato la lettura. Così é stato. L’ho letta due volte e ho scoperto un particolare che me l’ha fatta apprezzare ulteriormente: le rime concatenate (ABA BCB CDC), un complesso e geniale sistema per evitare ai copisti di saltare le righe. Le note a pié di pagina, che superano in lunghezza la Commedia vera e propria, mi sono state di grande ausilio. Inoltre, hanno generato in me il desiderio di scrivere una parafrasi in dialetto veronese per raccontare l’Opera in un modo divertente e piú accessibile; cosí, l’ho letta per la terza volta. Sono consapevole che il lavoro di Dante sia inarrivabile dal punto di vista letterario, ricco com’é di citazioni storiche e filosofiche: credo, forse sbagliando, che oggi ci siano poche persone capaci di leggerla senza l’ausilio delle note».