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Fotoreportage dalle guerre di Albania del 1997 (20 foto in bianco e nero), Kosovo del 1998 (20 foto a colori) e Siria del 2012 (30 foto a colori). In questo progetto, che ho chiamato “Goodbye sweet home – in fuga dalle guerre d’Albania, Kosovo e Siria”, ho messo a confronto le conseguenze della crisi finanziaria albanese del 1997, della repressione degli albanesi del Kosovo culminata con la guerra del 1998-1999, e della repressione della primavera araba in Siria da parte del regime di Bashar al-Assad, che sta tutt’oggi mettendo a ferro e fuoco il paese. E’ triste constatare che le ragioni delle migrazioni dei profughi di guerra siano sempre le stesse e che non siamo stati in grado di imparare dalla Storia. I nostri paesi ricchi stanno compiendo gli stessi errori di vent’anni prima nei paesi in crisi di oggi. La nostra analisi dei flussi migratori e delle loro cause parte dalla coscienza della guerra e delle sue conseguenze. Dalle bombe si scappa sempre, specialmente se poi non si ha più una casa dove tornare, un paese dove vivere, un lavoro per sopravvivere. Dalla guerra non escono vincitori. Non c’è un premio da prendere. Le conseguenze della guerra le pagano tutti, anche quelli che sono stati a guardare.
ANTEPRIMA SFOGLIABILE
Intervista a Michele Pero su Radio Rete 2000 - 15/04/2022
Photographic essay on the wars of Albania, 1997 (20 black and white pictures), Kosovo, 1998 (20 color photographs) and Syria, 2012 (30 color photographs).
In this project, which I called ‘Goodbye sweet home’, I have compared the aftermath of the Albanian 1997 financial crisis, the Kosovo Repression and 1998-1999 war to the repression of the Arab Spring protesters in Syria by the Bashar al-Assad regime, which is still ravaging the country. It is sad to realise that the reasons behind the migration of war refugees are always the same and that we have not been able to learn from history. First World countries are making the same mistakes they made twenty years ago in dealing with the current crisis. We analyse the migrant crisis in terms of numbers and statistics, as if it were a mere and inevitable by-product of war. With nothing to lose, no home, no job, no country to return to, people are willing to risk everything to flee armed conflicts. There are no winners in wars. No prizes are awarded. The consequences of war affect each and everyone, even those who have remained passive onlookers.