NORME REDAZIONALI
Artifices ha raccolto le seguenti Norme allo scopo di unificare i criteri di composizione delle proprie edizioni. Per agevolare il lavoro redazionale e tipografico, è opportuno che l’autore (o redattore o correttore) ne prenda conoscenza.
Per tutto ciò che non fosse qui di seguito riportato, si dovrà fare riferimento alle norme dell’ACCADEMIA DELLA CRUSCA.
Il testo dovrà essere consegnato in Word.doc, carattere Times New Roman corpo 12 punti, con impianto continuo e giustificato, a parte i titoli e i sottotitoli centrati, senza rientri o capoversi, con interlinee singole, lasciando i margini impostati della pagina Word; in evidenza i grassetti, i maiuscoletti e i corsivi.
1. Ordinamento del testo
I principali ‘tipi’ tipografici sono il tondo (libro), il corsivo (libro), il maiuscolo (LIBRO), il maiuscoletto (LIBRO). Tutti i testi sono composti normalmente in tondo.
1.1. Corsivo - Tondo - MAIUSCOLETTO
Vanno composti in corsivo:
-
le parole e i brevi periodi ai quali si vuole dare particolare rilievo. L’uso del corsivo in questo caso dovrà essere ridotto al minimo indispensabile;
-
i titoli di libri e di opere d’ogni genere (musicali, teatrali, d’arte figurativa, ecc.); l’articolo determinativo nel titolo va assimilato sintatticamente al contesto, quando è necessario;
Il Trissino compose L’Italia liberata dai goti; nell’Italia liberata dai goti l’autore... (non: ne L’Italia)
-
i titoli di saggi di opere collettanee e gli articoli di riviste o testate giornalistiche;
-
le parole o brevi espressioni di lingua diversa da quella del testo, che seguiranno le flessioni proprie della lingua originale;
-
i termini cui segue la loro definizione o che evidenziano una classificazione, allo scopo di aiutare il lettore a individuarli nella pagina. Tali termini possono trovarsi all’inizio della riga o al suo interno.
Vanno composti in tondo:
-
le parole in lingua straniera che, pur conservando ancora la forma grafica originaria, sono ormai assimilate all’italiano: come tali esse non seguono la flessione originaria e sono considerate invariabili.
-
Qualsiasi parola straniera, che ricorra con particolare frequenza in un testo, potrà essere stampata in tondo, e diventerà invariabile; in un libro di psicologia sperimentale, ad esempio, andrà in tondo la parola ‘test’ e avrà come plurale ‘test’; in un libro di economia la parola ‘input’ o ‘output’, con il suo plurale ‘input’ o ‘output’, ecc.;
-
i nomi propri stranieri di associazioni, cariche pubbliche, istituzioni, ecc., che non hanno equivalente in italiano;
Royal Society, Attorney General, British Museum, École Pratique des Hautes Études, ecc.
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i nomi delle partizioni interne di un volume con iniziale maiuscola (Prefazione, Introduzione, Bibliografia, Parte, Appendice, Glossario, ecc.).
Vanno composti in MAIUSCOLETTO:
A. Manzoni, I Promessi sposi, Introduzione di L. Caretti, Laterza, Roma-Bari 1981, pp. XX-XXIII.
-
le citazioni di epigrafi, di iscrizioni o i testi lunghi laddove si usi il maiuscolo come evidenziazione;
-
nei testi drammatici, le battute da attribuire ai nomi dei personaggi che intervengono.
1.2. Lettere maiuscole
Come norma generale, l’uso dell’iniziale maiuscola, a parte ovviamente i nomi propri e le parole che seguono un punto fermo, andrà limitato ai casi veramente necessari. Si fornisce una lista esemplificativa:
- soprannomi e pseudonimi: il Re Sole, il Beato Angelico;
- denominazioni antonomastiche: il Nuovo Mondo, la Grande Guerra;
- aggettivi sostantivati che indicano territori: il Bellunese, il Napoletano;
- nomi geografici costituiti da due sostantivi o da un sostantivo e un aggettivo in funzione di nomi propri: Terra del Fuoco, Oceano Pacifico, Australia Occidentale, Fiume Giallo, Monte Bianco,Lago Maggiore, America Latina, Stati Uniti, Nazioni Unite, Unione Sovietica, Regno Unito, Paesi Bassi, Medio Oriente;
- nomi di secoli, età, periodi storici: l’Ottocento, il Secolo dei Lumi, gli anni Venti, il Medioevo, il Rinascimento, la Controriforma;
- il primo termine delle denominazioni ufficiali di partiti, associazioni, enti, organismi istituzionali, ecc.: Democrazia cristiana, Confederazione generale italiana del lavoro, Azienda comunale elettricità ed acque, Corte dei conti;
- nomi dei periodi geologici e preistorici: il Giurassico, il Neolitico;
- titoli, cariche e gradi, quando facciano parte integrante del nome (Re Artù, il Presidente de Brosses) o quando abbiano una particolare connotazione di sacralità, autorevolezza, ecc. (il Gran Sacerdote);
- titoli stranieri: Sir John Franklin, Lord Palmerston, Lady Mary, Herr, Frau, Fräulein, Madame, Monsieur, Mademoiselle, Don;
- nomi di edifici e monumenti: la Casa Bianca, Palazzo Chigi, San Marco;
- nomi di popoli antichi o comunque non più esistenti come tali (i Romani, i Fenici, gli Avari, i Normanni), nonché i nomi di etnie non europee (i Sioux, i Gurkha, gli Zulu).
N.B. Nelle citazioni bibliografiche di volumi, articoli o testate inglesi, le maiuscole andranno salvaguardate ove presenti.
- Vi sono termini per i quali è consigliabile utilizzare la maiuscola o la minuscola a seconda dei diversi significati possibili. Alcuni esempi tra i più comuni:
Stato (istituzione) stato (contrapposto a moto)
Chiesa (istituzione, comunità) chiesa (edificio)
San Paolo (chiesa, festa, ecc.) san Paolo (persona)
Nord (regione, preceduto da articolo) nord (direzione, punto cardinale)
Occidente (regione, preceduto da articolo) occidente (direzione, punto cardinale)
1.3. Gli accenti e gli apostrofi
In generale, l’accento segnala solo la posizione ove esso cade nella pronuncia, e si preferisce usare l’accento grave (solo in funzione tonica): quindi non si distingue tra acuto e grave per segnalare l’apertura o chiusura delle vocali.
- Le vocali a, i, o, u, se accentate in fine di parola, prendono l’accento grave (accadrà, così, più, però, gioventù).
- La vocale e invece, in fine di parola, vuole quasi sempre l’accento acuto (perché, poiché, trentatré, affinché, né, poté) tranne alcune eccezioni: è, cioè, caffè, tè, ahimè, ohimè, piè (ma anche pie’), diè (ma anche die’); da notare che gravi saranno pure gli accenti di tutte le parole di derivazione francese come: gilè, canapè, lacchè, bebè, bignè; inoltre nomi, come Giosuè, Mosè, Noè.
- Nel corpo della parola si userà l’accento (tonico) quando ciò serva a evitare equivoci.
‘Dèi’ (divinità) per distinguerlo da ‘dei’ preposizione articolata; ‘princìpi’ per distinguerlo da ‘prìncipi’; ‘subìto’per distinguerlo da ‘sùbito’, ecc.
- Gli accenti sulle lettere maiuscole non devono mai essere quelli ad apostrofo, come nei giornali, quindi: È e non E’.
- Nelle sequenze se stesso, se stante, se medesimo non si userà mai l’accento.
- Gli aggettivi tale e quale dinanzi a vocale subiscono il troncamento e non vogliono l’apostrofo: un tal uomo, qual è, qual era, qual amico, qual audacia.
1.4. I segni di interpunzione
- I segni di interpunzione (. , : ; ! ?) e le parentesi che fanno seguito ad una o più parole in corsivo si compongono sempre in tondo, a meno che non siano parte integrante del brano in corsivo.
M. Rusciano, Rapporto di lavoro «pubblico» e «privato»: verso regole comuni?, in «Lav. dir.», III, 1989, n. 3, pp. 371 sgg.
- Gli esponenti di nota sono sempre seguiti dai segni di interpunzione, fatta eccezione per i punti interrogativo ed esclamativo. N.B. A questa regola si può derogare nei testi interamente in lingua inglese, in cui predomina il criterio inverso: i segni di interpunzione precedono sempre gli esponenti di nota.
- I periodi interi fra virgolette o fra parentesi avranno il punto fermo prima della parentesi di chiusura.
In Italia il positivismo ha una strana storia. Esso è rappresentato da Roberto Ardigò (1828-1920) e dalla sua Psicologia come scienza positiva (1870), opera che rimane chiusa all’interno di un orizzonte prettamente gnoseologico e filosofico e che per la psicologia nascente è del tutto ininfluente. (L’Ardigò, tra l’altro, come professore di filosofia nei licei a Padova, fece venire dai laboratori di Wundt a Lipsia apparecchiature di ricerca per la psicologia sperimentale; non lasciò però contributi né continuatori o allievi.)
- Con la barra obliqua si dividono l’uno dall’altro i versi di una citazione poetica, quando non siano distinti dal capoverso.
Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita.
N.B. Il cambio di strofa è segnalato con il doppio slash (//).
- Evitare l’uso consecutivo dei due punti all’interno di uno stesso periodo.
- I puntini di sospensione si attaccano alla parola che li precede e sono seguiti da uno spazio, a meno che il carattere successivo non sia una parentesi di chiusura o un punto interrogativo.
Si ricorda che:
- Dopo i puntini di sospensione ci va la lettera maiuscola se si inizia un nuovo discorso.
- Dopo i puntini di sospensione ci va la lettera minuscola se il discorso continua.
Alcuni esempi:
SCORRETTO: Non saprei, ero ... ero confuso.
SCORRETTO: Non saprei, ero... Ero confuso.
CORRETTO: Non saprei, ero... ero confuso.
SCORRETTO: È nevicato tutto il giorno ... Non immagini che felicità!
SCORRETTO: È nevicato tutto il giorno... non immagini che felicità!
CORRETTO: È nevicato tutto il giorno... Non immagini che felicità!
1.5. Parentesi, rigati e trattini
- Si usano normalmente le parentesi tonde.
- Si usano le quadre nei seguenti casi:
- all’interno di una citazione per indicare un intervento da parte di una persona diversa dall’autore della citazione stessa;
Se non pensiamo che tutte queste misure abbiano approdato [Lombroso allude alle esperienze straniere], esse giovarono almeno ad una cosa: ad arrestare il maggior incremento dell’ubriachezza che, senza quella, chi sa a quale grado sarebbe salito.
-
- per segnalare l’omissione di un brano. In questo caso, tra le parentesi quadre vanno inseriti tre puntini.
La donna non era né vecchia né giovane [...], senza naso, aveva solo due orifizi, dai quali respirava [...], una schiena curva, straordinariamente curva, e di conseguenza un ventre sporgente in pari misura, sopra due gambe esili, smagrite.
N.B. Attenzione a non confondere l’uso degli ‘omissis’ [...] con i tre puntini di sospensione, che non vanno mai tra parentesi quadre.
Volevo dire che… volevo fare un esempio, cioè prima col gesso noi avevamo messo tanti pezzettini di gesso... era tutto il gesso intero e ci ha messo tanto a bagnarsi... ad assorbire, invece quelli corti no.
- I rigati (–) si usano per delimitare gli incisi o segnalare gli interventi didascalici nel discorso diretto, o per distinguere i punti-elenco.
- I trattini congiuntivi (-) si usano tra due parole formanti un nome composto (sala-stampa, linea Torino-Roma). Non si usano con la preposizione latina ex (ex ammiraglio, ecc.). Vice, capo, anti, contro, ecc. fanno corpo unico con la parola che segue.
1.6. Uso delle virgolette
Le virgolette si distinguono in: virgolette basse (o caporali: « »), apici doppi (“ ”), apici singoli (‘ ’).
- Vanno tra caporali: i capitoli interni o di altri volumi citati; le testate di giornali, riviste, collane e in genere periodici di ogni tipo; le parole usate in un’accezione diversa dalla loro usuale, o con particolare coloritura.
- Vanno tra doppi apici: le parole usate in un’accezione diversa dalla loro usuale, o con particolare coloritura, nel caso l’autore voglia distinguere tale funzione dalle brevi citazioni.
- Vanno tra apici singoli: le intercitazioni (parole o frasi citate all’interno di citazioni tra caporali).
N.B. Nei riportati, pur essendo citazioni, le intercitazioni vanno tra caporali.
1.7. Citazioni
- Le brevi citazioni (anche se in lingua diversa da quella del testo) che occupano fino a un massimo di quattro-cinque righe si compongono in tondo tra virgolette basse (cioè caporali: « »).
- Per le citazioni che superino le quattro-cinque righe, o per quelle a cui si attribuisca una particolare rilevanza, nonché, in generale, per i brani poetici si userà il corpo minore, omettendo le virgolette di apertura e di chiusura. Il brano in corpo minore (‘riportato’) verrà sempre spaziato prima e dopo il testo; sarà a capoverso se la prima parola inizia con una lettera maiuscola, a vivo se con la minuscola o se la citazione si apre con i puntini di sospensione.
1.8. Rinvii interni
I rinvii interni a capitoli, paragrafi, pagine, note, figure, tabelle, ecc. saranno introdotti da ‘cfr. supra’ nel caso in cui si rimandi a un luogo che preceda, o da ‘cfr. infra’ nel caso in cui il luogo si trovi invece più avanti. Sarà cura dell’autore, del curatore o del traduttore evidenziare tutti i rinvii interni sulla stampata e, successivamente, in sede di correzione di prime bozze, darne l’esatta collocazione. È comunque preferibile, al fine di evitare errori nel corso delle fasi di lavorazione successive alla correzione delle prime bozze, non introdurre per quanto possibile rinvii a pagine specifiche,facendo piuttosto riferimento alla partizione interna del volume (capitolo, paragrafo, ecc., abbreviati:‘cap.’, ‘par.’) in modo che il rimando non debba essere trasnumerato a ogni passaggio di bozze.
1.9. Le date e i numeri
- I numeri si scrivono in cifre arabe.
Il 22 marzo 1963.
Con quel nuovo fertilizzante la pianta arrivò a 1,71 m.
Abito al numero 15 di via Sardegna.
La pagina 144 non è stata fotocopiata.
La città dove vivi ha 130.000 abitanti.
Fanno eccezione le annate, i corpi d’armata, le flotte, le flotte aeree che si scrivono con cifre romane senza l’esponente.
La V flotta americana.
A seconda del contesto (e del buon senso) si preferirà scrivere:
Vinse tre medaglie.
Lo attese per un anno intero.
Ha un cugino dodicenne (mai 12enne!).
- Il puntino va sempre messo alle migliaia (3.000; 12.000; 100.000), ad eccezione degli anni nelle date e del numero delle leggi.
Nacque nel 1959.La legge 24 dicembre 1954, n. 1254 riguarda la scuola elementare.
- Di norma, cercare di non seguire l’uso anglosassone del punto nei numeri decimali (0.9 - 1.3) e, specie se è in maggioranza all’interno del testo, uniformare al criterio italiano della virgola (0,9 -1,3). Naturalmente, nei testi in lingua inglese conviene mantenere l’uso del punto.
- Le cifre non si contraggono:
-
- nell’indicazione delle pagine;
Pp. 15-16, 130-138, 1359-1360, 1199-2002.
-
- nelle date di nascita e morte.
Charles Darwin (1809-1882).
- In tutti gli altri casi, non scrivere comunque mai:
1963-4, 1963-’64, 1963-964 bensì 1963-1964
marzo ’63 bensì marzo 1963
22-3-1963 bensì 22 marzo 1963
’800-’900 bensì Ottocento-Novecento
20° secolo bensì XX secolo
anni ’50 bensì anni Cinquanta
1.10. La scrittura delle quantità misurate
Le quantità misurate sono costituite da valori numerici accompagnati da unità di misura.
- Nei testi di tipo tecnico e scientifico vengono sempre espresse in cifre; il valore numerico precede l’indicazione dell’unità di misura, cioè del suo simbolo.
- Il valore numerico e il simbolo di unità si scrivono separati da uno spazio; il simbolo non è mai seguito dal punto di abbreviazione.
2 m (non 2 metri né 2 m.)
28 l (non 28 litri né 28 l.)
49 cm
12,6 kg
18,1 °C
120 dB
Quando più valori numerici successivi si riferiscono alla stessa unità di misura, questa può essere espressa una sola volta, dopo l’ultimo valore.
Il peso può variare da 2 a 5 kg.
1.11. Uso delle d eufoniche
- Nelle congiunzioni e nelle preposizioni si farà uso della d eufonica quando la parola successiva inizia con la stessa vocale della congiunzione o della preposizione. Se nell’originale si fa un uso frequente delle d eufoniche tra vocali diverse, le d vanno lasciate. Si preferirà tuttavia scrivere ‘ad esempio’.
1.12. Uso delle onomatopee
In un testo narrativo le onomatopee vanno in corsivo.
Si sentì bussare: toc toc.