Spazio d'Autore: Intervista a Silvia Mandini
By Edizioni ZEROTRE
Biografie / Autobiografie / Memorie
Ci racconti di Intrecci di vite?
Intrecci di vite è un “quaderno”, che prosegue la collana Gente della terra piacentina. Si tratta dei ricordi che Luigi Mossi ha voluto raccontare ai propri nipoti e anche a noi, suoi “eredi putativi”.
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È un patrimonio di memorie di vita, che spaziano dall’infanzia di Luigi e che coprono tutto il Novecento, una vendemmia dopo l’altra. Abbiamo deciso di mettere questo bagaglio di conoscenze ed esperienze a disposizione di tutti i lettori curiosi della vita agricola, aziendale e di paese, di un passato ancora recente e vibrante, che abbiamo deciso di accompagnare verso il futuro.
Cosa vuol dire produrre vino?
Produrre vino significa dare la possibilità all’uva di diventare “altro”, di esprimersi in un calice. Questo ha a che fare con tantissimi temi: la storia enologica di un luogo, le caratteristiche di ogni vitigno e la loro interazione con i diversi terreni, il rispetto del territorio, la sostenibilità, il bello della condivisione, la cultura. Il vino è un argomento molto ampio, con una storia ricchissima e di infiniti aneddoti: trovo veramente difficile che non ce ne si innamori!
Quanto è cambiato il fare “cantina”, dall’origine della Mossi (nel 1558) ad oggi?
Il modo di produrre vino è cambiato con l’avvento della moderna enologia, a inizio Novecento. Il vino “di una volta” veniva prodotto senza l’ausilio della tecnologia; per questo era sicuramente diverso. A volte aveva sentori che noi attualmente definiremmo difetti. I cambiamenti più grandi sono quindi avvenuti negli ultimi cent’anni, con una grande accelerazione a partire dagli anni Ottanta. Per quanto riguarda la Cantina Mossi, io e mio marito Marco Profumo abbiamo intrapreso consistenti lavori di ristrutturazione della cantina e di ammodernamento del settore produttivo (pigiatura e vinificazione). Nel medio termine, abbiamo in programma di aprire una residenza di charme nella villa dove viveva il signor Mossi, per far respirare anche ai nostri ospiti la storia e i profumi di questi luoghi così intrisi di storia.
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Albareto, luogo della vostra cantina, da voi definito “il posto più bello del mondo”: come lo descriverebbe, e quanto incide nell’eccellenza territoriale di produzione vini?
Albareto è… Un mare di vigneti! Guardando dalla finestra, lo sguardo si riempie di viti, adagiate su dolci colline che si perdono nell’orizzonte. Quando le giornate sono serene, si vedono addirittura le Alpi. È un luogo magico; ancora prima di trasferirci qui, abbiamo capito perché Luigi lo definisse “il posto più bello del mondo”. Si tratta di terreni antichi, dove la vite si coltiva fin dai tempi dei Romani. Il cosiddetto terroir, è risaputo, incide eccome nella qualità dei vini prodotti. Tuttavia, riteniamo che i Colli Piacentini abbiano ancora un grande potenziale da esprimere: è un territorio ancora poco conosciuto, ma con una grande tradizione enogastronomica alle spalle. Basti pensare alla versatilità e longevità del Malvasia di Candia aromatica, o al fatto che Piacenza è l’unica provincia d’Europa ad avere tre salumi DOP (coppa, salame, pancetta).
Luigi Mossi è una figura di spicco nella produzione imprenditoriale vinicola. Ce lo racconta?
Potremmo definire il signor Mossi come un gentiluomo d’altri tempi, che ha avuto una visione imprenditoriale, e a tratti visionaria, della viticoltura. È stato il primo a vinificare l’Ortrugo in purezza, quando tutti lo consideravano un’uva di serie B, adatta soltanto a tagliare il Malvasia di Candia aromatica. Esportava all’estero, addirittura in Canada e Stati Uniti, quando ancora non c’era la necessità impellente dell’internazionalizzazione e le vendite erano concentrate a livello locale. Ha sempre creduto nella ricerca, collaborando con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e, in particolare, con il Prof. Fregoni, che ringrazieremo sempre per essersi preso cura del nostro vigneto sperimentale e del Malvasia Rosa.
La sua grande cultura aziendale e la passione per questo lavoro l’hanno spinto a lasciare a noi la conduzione della Cantina, dopo ben quattordici generazioni di proprietà della famiglia Mossi.
Negli ultimi decenni, la vostra cantina si è concentrata sulla produzione del Malvasia Rosa, varietà rara, prodotta soltanto in tre cantine al mondo.
Il Malvasia Rosa è veramente un dono della natura, che l’uomo ha saputo cogliere. Nacque nel 1967, in Val Nure (PC), dove un viticoltore trovò un grappolo rosa su una vite di Malvasia di Candia aromatica – uva a bacca bianca. Poteva raccoglierlo e dimenticarsene, e invece chiamò il Prof. Fregoni, docente della facoltà di Viticoltura ed enologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Lui comprese subito cos’era successo: una retromutazione gemmaria, ovvero una rarissima mutazione genetica spontanea di quella vite, che si premurò di studiare e replicare, per stabilizzarne il colore. Ci mise più di 20 anni e, all’inizio degli anni Novanta, riuscì finalmente ad iscrivere il Malvasia Rosa nel registro ampelografico nazionale, ovvero l’elenco di tutte le uve da vino censite sul territorio italiano. Da allora, soltanto tre cantine al mondo – tutte in provincia di Piacenza – hanno deciso di adottare quest’uva e produrne vino. Noi al momento ne abbiamo circa un ettaro, con cui vinifichiamo il Semi Croma, uno spumante rosé fresco ed elegante, e il Rosamata, una vendemmia tardiva perfetta per i formaggi erborinati.
Avete una cantina che è possibile visitare, con accesso anche al Museo Contadino, appartenuto alla famiglia Mossi, e ai suoi attrezzi agricoli. Giusto?
Esatto! Nel nostro Museo vengono custoditi dei veri e propri reperti storici, agricoli e non solo. È una testimonianza del passato dell’azienda, che un tempo non si occupava soltanto di vino, ma anche di grano, bestiame, pomodori…
Ci sono utensili da cucina, finimenti per i buoi, macchinari per cardare la lana, damigiane, attrezzature enologiche… C’è anche un baule pieno di foto, carteggi, libri mastri di inizio Novecento. È una stanza piena di tesori, che un tempo veniva utilizzata per fare appassire le uve di Malvasia di Candia aromatica destinate al vin santo Solane.
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Storia del territorio, degustazione di vini DOC e abbinamento di prodotti DOP. Quanto è importante il territorio, nella fortuna di un vino d’eccellenza, e perché?
Come dicevo, territorio ed enogastronomia devono andare di pari passo nella promozione dei Colli Piacentini, ancora poco conosciuti a livello nazionale. È una zona ricca di segreti e di tesori che, una volta scoperti, fanno venire il desiderio di ritornare.
L’Italia è uno scrigno pieno di biodiversità, dove il bello e il buono si devono incontrare, in un vigneto. Ogni territorio ha tante storie da raccontare: bisogna solo avere la passione, la tenacia e la pazienza per promuoverlo.
Impresa di famiglia insieme a suo marito Marco. Come è lavorare con il consorte fianco a fianco?
Lavorare insieme richiede una grande dose di equilibrio, individuale e di coppia. Occorre bilanciare vita privata e vita lavorativa, e non è sempre facile. È importante riuscire a ritagliarsi degli spazi per sé e cercare sempre di rispettare i bisogni dell’altra persona.
Il vino. Ci descrive cos’è per Lei?
Il vino per me è emozione, curiosità, passione e ricordo: l’emozione di iniziare una nuova avventura con l’acquisizione della Cantina Mossi, la curiosità di sperimentare vini sempre nuovi, la passione nel portare avanti questo progetto e il ricordo del mosto, da bambina quando aiutavo mio padre ad imbottigliare nel garage di casa.
Si dice che “il vino è la poesia della terra”. Cosa pensa di questa affermazione?
“[…] Immergere il più possibile un’opera letteraria nel suo ambiente e nel suo tempo, è ancora il migliore di tutti i metodi per capirla e per gustarla fino in fondo. Tale e quale per il vino. E l’operazione necessaria non è, credetemi, meno complicata: lo studio non è meno lungo né meno difficile. Il piacere enologico è molto più raffinato e complicato di quanto paia”. (Mario Soldati, Vino al vino, 1969). Mario Soldati, viaggiando per l’Italia rurale degli anni Cinquanta, fu il primo giornalista italiano a raccontare la bellezza dell’enorme patrimonio enogastronomico del nostro Paese. Acuto osservatore, aveva già colto la poesia che sta in un calice di vino, il suo rapporto con la terra e con le persone che lo producono: condivido con umiltà e ammirazione le sue affermazioni.
Siete soddisfatti dell’esperienza con Edizioni ZEROTRE?
Assolutamente sì. Giovanni, fin dal nostro primo incontro, si è dimostrato gentile, professionale e propositivo, aiutandoci nella scelta del tipo di stampa. Il risultato, dopo mesi di lavoro “spalla a spalla”, per la revisione dei testi e le prove di stampa, è stato eccellente.
Vi hanno seguito e sostenuto durante le fasi di stesura e pubblicazione?
Sì, sempre. Chiara ci ha seguito per la parte della revisione del testo, mentre Giovanni per la parte della stampa. Squadra perfetta.
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Un testo settoriale, specifico e un po’ “dinastico”: cosa vi augurate di raggiungere con Intrecci di vite?
Ciò che ci premeva in primis era di poter conservare le memorie di Luigi Mossi, affinché i suoi ricordi, la sua vita, non andassero persi o dimenticati. Ciascuno di noi ha la sua storia da raccontare; ma quella di Luigi, figura eclettica e di brillante imprenditore di Piacenza, doveva essere portata a conoscenza di un pubblico più vasto, appassionato di vino e di agricoltura, ma non solo.
Personaggi con il suo carisma e la sua forza d’animo devono avere la possibilità di comunicare al pubblico la loro esperienza, perché questa sia di esempio per le generazioni future. Ci auguriamo che questo libro possa ispirare i giovani imprenditori di oggi e che possa trasmettere lo stesso entusiasmo, per la vita e per l’“imparare a saper fare” in ogni settore.
Siamo ai saluti. Le lascio lo spazio per destinare ai radioascoltatori l’invito di venirvi a trovare alle Cantine Mossi ad Albareto.
Io e Marco desideriamo ringraziare tutto lo staff di Artifices e di Radio2000 per averci dato questa opportunità. Invitiamo tutti i radioascoltatori a venire a trovarci in cantina, a Ziano Piacentino, per conoscerci di persona e per degustare insieme i vini DOC dei Colli Piacentini. Siamo sicuri che sarà per tutti voi una meravigliosa scoperta. Vi aspettiamo! Chiamateci o inviateci una mail per prenotare. Grazie di cuore a tutti. A presto!
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Puoi trovare il libro sul nostro store:
Intrecci di vite: https://www.edizioni03.com/ecomm_files/preview.asp?i=139