Spazio d'Autore: Intervista a Stefano Signorini
By Edizioni ZEROTRE
Fotografia
Stefano Signorini, buongiorno. Ci racconti il percorso dalle Sue prime esperienze con la macchina fotografica al successo di oggi.
Ho cominciato a creare immagini panoramiche negli anni Novanta utilizzando le fotocamere panoramiche a pellicola e i primi programmi di stitching digitale. Le foto panoramiche sono da subito diventate una grandissima passione e direi quasi un’ossessione. Nel 1997 mi sono costruito da solo un’intera fotocamera panoramica rotante a pellicola e ho descritto questa esperienza in un articolo pubblicato sulla rivista “Il Fotografo” nell’aprile del 1998. Nel corso degli anni ho utilizzato svariate fotocamere panoramiche: Horizon 202, Noblex 175UX e, soprattutto, le panoramiche per eccellenza, le Roundshot 28-220 e le Super VR220. Per una decina d’anni, dal 2003 al 2013, ho utilizzato esclusivamente fotocamere panoramiche a pellicola senza mirino, sicuramente un’esperienza unica che mi ha insegnato a “fotografare con la mente”, cioè a visualizzare prima nella nostra mente la fotografia che poi vogliamo creare (Ansel Adams docet). Con il perfezionamento dei programmi di auto-stitching anch’io mi sono convertito al digitale e ora creo le mie panoramiche esclusivamente in digitale: prima utilizzavo una Nikon, mentre ora una Sony Full-frame. Da alcuni anni, uso fotocamere installate sui droni.
Nel corso del tempo ho realizzato molte gigantografie destinate a centri commerciali, a grandi ambienti e all’arredo di abitazioni. Ho collaborato con importanti agenzie pubblicitarie: nel 2004 ho realizzato una serie di foto per celebrare, attraverso la pubblicazione di un libro, il Cinquantesimo di Autogerma Spa a Verona. Attualmente, creo prevalentemente foto panoramiche delle città di Verona e Venezia oltre che il Lago di Garda utilizzando la “tecnica rotante”, sia con fotocamere rotanti Roundshot e Noblex, ma soprattutto con lo stitching digitale; mi dedico al commercio delle stesse e realizzo anche esposizioni permanenti presso alcuni centri commerciali e soprattutto presso la libreria Il Minotauro di Verona.
Pubblico molte foto sui social Facebook e Instagram, solitamente foto scattate e pubblicate immediatamente dopo lo scatto senza particolari elaborazioni perché sono convinto che, se una foto è buona, non serve Photoshop per abbellirla! Per me il segreto di una buona foto è il colpo d’occhio e l’inquadratura.
“Oltre le panoramiche” è un viaggio all’interno di Verona, a caccia di dettagli e minimi frammenti che caratterizzano la nostra città. Quanto è facile o difficile fotografare?
Fotografare Verona è come fotografare qualsiasi altro soggetto: è sempre difficile, soprattutto se non si sa cosa fotografare e cosa si vuole ottenere, e magari si procede per tentativi! Bisogna fotografare prima con la mente, e poi lo scatto con la fotocamera sarà la parte più facile. Moltissimi fotoamatori sono convinti che basti solo una macchina professionale per fare belle foto, invece serve ben altro: serve ciò che si indica con il termine “visualizzazione”. La visualizzazione è il fattore più importante nella realizzazione di una fotografia e include tutti i passaggi necessari per realizzare un’immagine perfetta, dalla scelta del soggetto all’esecuzione della stampa. Prima di premere il pulsante di scatto, occorre avere già “scattato la foto nella nostra mente”, cioè visualizzare la foto come se fosse già stata scattata dopo aver visto la scena reale, in modo da cercare di ricreare con la fotocamera l’immagine che avevamo, appunto, immaginato con la mente poco prima. Questo è un processo mentale non di facile apprendimento, anzi, forse è quello che viene definito un talento: c’è chi ne ha molto e chi ne ha poco, però moltissimi, purtroppo, ne sono totalmente sprovvisti! Sui social, infatti, anche il più sprovveduto fotografo può auto-considerarsi un maestro e quindi siamo subissati di miliardi di immagini insignificanti che hanno il loro motivo di esistere solo perché ognuno di noi è dotato di telefono cellulare e, dopo aver scattato la foto, la può subito diffondere in rete! E questo non costa quasi nulla.
Se dovesse raccontare Verona con una sola fotografia, qual è il soggetto che la ispira di più e perché?
Sceglierei la foto di copertina del libro perché è scattata dalla mongolfiera, mentre di solito quel tipo di inquadratura la faccio con il drone. Mi piace quel punto di vista e, utilizzando un obiettivo super-grandangolare, si può riprendere completamente l’arena ma anche gran parte della nostra città, fin sulle colline da dove normalmente si fanno tutte le foto che rappresentano Verona.
Quanto è stato lungo il percorso che ha portato alla realizzazione di “Oltre le panoramiche”?
Direi che da quando mi sono convinto ci ho messo pochissimo, meno di un mese, in quanto il materiale fotografico non mi mancava: dovevo solo scrivere la prefazione, ma avevo tutto in testa!
In realtà, da quando Giovanni di Edizioni ZEROTRE mi aveva proposto di fare un libro, ho impiegato un anno a convincermi! Infatti, il mio grosso problema è che devo essere convinto di fare una cosa, altrimenti non riesco proprio!
Oltre a foto artistiche e di notevole spessore, come il titolo anticipa, ci sono anche scatti umoristici, curiosi e particolari, mentre si sposta in bici o a piedi per le vie della città. Ce ne parla?
Sono foto che scatto abitualmente cercando dei punti di vista e dei momenti interessanti e curiosi. Quindi possiamo dire che, oltre alle panoramiche, vi sono anche foto che io chiamo “allegre”, scattate a Verona spesso durante i miei quotidiani giri in bicicletta nel centro storico. Probabilmente ho una propensione naturale a trovare il lato umoristico di ogni situazione che si presenta davanti all’obbiettivo della mia fotocamera: cerco di catturare il momento più divertente della situazione, aiutandomi con l’inquadratura, il punto di ripresa, la scelta dell’obbiettivo e della fotocamera adatta. Per realizzare foto allegre occorre avere la mente aperta e libera, pronta a cogliere la situazione curiosa appena questa si presenta. A volte bisogna anche saper prevedere la scena divertente in modo da essere pronti a scattare al momento giusto. Molto spesso la situazione curiosa o allegra è originata da un soggetto che si trova fuori dal suo contesto naturale oppure che viene inserito in una scena diversa attraverso una particolare scelta dell’inquadratura. La maggior parte di queste foto è stata scattata durante la vita quotidiana, andando praticamente a caccia con la fotocamera compatta, tenendola sempre in mano e accesa, pronta allo scatto: io sono un cacciatore di foto allegre!
Oggi va molto di moda il concetto fotografico di street photography, come la ripresa dall’alto con il beneficio dei droni. Dai suoi inizi, quanto è cambiata la fotografia?
Tutti sanno quanto è importante scattare al momento giusto, ma occorre riuscire anche a visualizzare l’immagine prima dello scatto! La street photography è infatti una delle branche della fotografia più difficili! Bisogna riuscire a condensare tutto - visualizzazione, attrezzatura, messa a fuoco, inquadratura, ecc. - un attimo prima che si realizzi l’azione! Quindi, non al momento dell’azione, ma prima!!! La street photography è una delle branche della fotografia che più preferisco. Io la chiamo “obiettivo allegro” perché vado sempre a caccia di qualcosa che sia divertente, umoristico e allegro, ma non con l’intenzione di prendere in giro il prossimo: il rispetto prima di tutto! Ho una pagina su Facebook dove pubblico i miei “scatti allegri”, e poi è sempre attiva la mostra permanente alla libreria Il Minotauro.
Utilizzo molto i droni, anzi probabilmente sono stato uno dei primi ad utilizzarli per scattare fotografie almeno a Verona, ma come sempre non ho comunicato a nessuno quello che stavo facendo e realizzando. Poi l’utilizzo del drone si è diffuso al mondo intero e a tutti, proprio come la fotografia panoramica. Purtroppo, oggi la fotografia ha perso molto in creatività e qualità in generale, ma ci sono anche molti bravissimi fotografi che ammiro e che non sono necessariamente quelli più conosciuti a livello mediatico: io non mi fido molto dei follower o dei like sui social!
Un segreto da regalarci per rendere un nostro scatto artistico e bello: cosa conta più di tutto nella fotografia? Colore, esposizione, soggetto, intraprendenza o cos’altro ancora?
Bisogna guardare la realtà con occhio da turista e mente libera da pensieri e preoccupazioni quotidiane, altrimenti possiamo anche lasciare a casa la fotocamera. La fotografia parte dalla nostra mente: se vedo qualcosa che mi colpisce, devo capire subito cosa voglio ottenere con una foto e dove voglio arrivare. Se non ho in mente la foto che voglio scattare, cioè se non ho visualizzato il risultato finale, difficilmente la foto riuscirà. È molto divertente vedere l’approccio che le persone con fotocamera-cellulare hanno quando vedono qualcosa di interessante: innanzitutto, notano che altri stanno facendo una foto, così anche loro inquadrano la stessa cosa senza neanche sapere il perché. Così, quando io vedo altri fotografi nelle vicinanze, cerco di scattare le mie foto senza farmi vedere perché sicuramente qualcuno cercherà di imitarmi. Normalmente, questi “pseudo-fotografi” quando vedono una situazione interessante si avvicinano il più possibile e inquadrano a tutto schermo senza pensare a un’interpretazione personale della foto, senza considerare un’inquadratura che trasmetta qualcosa di più, senza “andare oltre”. E guardando la foto scattata, questo si vede!
Quindi, l’aspetto più importante della fotografia è la visualizzazione dell’immagine: purtroppo questo non si potrà mai imparare a un corso di fotografia o comprando una fotocamera costosa! Tutto il resto si impara ed è alla portata di tutti.
Ricorderà sicuramente gli anni dello “sviluppo in un’ora” o la ricerca allo scatto in bianco e nero o il ritorno alla reflex, che oggi sembrano tutti dimenticati ad appannaggio della fotografia digitale, per la quale basta un cellulare. È sbagliato dire che si è perso il gusto del negativo?
Col digitale la fotografia ha subito una trasformazione epocale: sono spariti moltissimi negozi di fotografia e tanti fotografi! Con le fotocamere digitali, al contrario, sono nati moltissimi fotografi improvvisati perché, diciamocelo, se puoi vedere subito il risultato, la foto la puoi rifare fino a che non è perfetta; e così sono capaci tutti!
Col negativo invece ci pensavi su parecchio prima di scattare. Innanzitutto, perché ti costava una foto in più da sviluppare e stampare, ma soprattutto ci si concentrava di più sulla visualizzazione della foto. Quindi, secondo me i fotografi che arrivano al digitale dal negativo hanno una marcia in più sotto il profilo dell’inquadratura e della realizzazione della foto. Però i “nativi digitali”, cioè quelli che non hanno mai usato la pellicola, hanno una marcia in più nell’elaborazione digitale e nell’utilizzo dei vari programmi di editing.
Stefano Signorini oltre l’obiettivo: ci racconti l’uomo tra vizi, virtù e particolarità.
La fotografia è la passione della mia vita: praticamente, sono un fotografo senza interruzione, da sempre! In contemporanea, però, ho sempre fatto molto sport e quindi le due passioni non si potevano non unire: così, mentre faccio sport, ho scattato moltissime fotografie; poi ho pubblicato su riviste di fotografia (Fotografare e Il Fotografo) molti articoli, tipo “Foto-ciclando”, “Foto-sciando”, “Foto-pattinando”, ecc. Ancora oggi mi dedico molto intensamente allo sport e mi diverto a fare autoscatti sportivi che poi pubblico sui social.
Come giudica questa esperienza editoriale con il suo volume fotografico?
È sicuramente una bella storia! Mi ha fatto molto piacere vivere l’esperienza della presentazione del libro alla libreria Il Minotauro, gremita da amici e conoscenti che hanno acquistato poi molti libri con dedica.
Con “Oltre le panoramiche” si è prefisso un obiettivo da raggiungere? Cosa le piacerebbe trasmettere ai suoi lettori?
Il titolo del libro è “oltre” le panoramiche perché ho cercato di andare oltre le solite fotografie e oltre le mie solite panoramiche. Per fare ciò ci vuole molto allenamento e anche, sicuramente una predisposizione (alcuni la chiamano talento).
Sono voluto andare oltre in vari sensi: sono andato più in alto utilizzando i droni, ho allargato gli orizzonti creando le foto sferiche e ho voluto pubblicare le foto curiose oltre le “solite” panoramiche! In poche parole, ho voluto “guardare oltre”!
Voglio citare un aneddoto che mi è accaduto qualche tempo fa. Una mattina presto, prima dell’alba, sono andato a Castel San Pietro e ho trovato un gruppo di baldanzosi fotografi già appostati. Come me, stavano aspettando l’alba per fotografarla e appena è sorto il sole si sono concentrati tutti con i loro “cannoni” a fotografare a Est. È difficile da credere, ma nessuno di loro si è accorto che, nella direzione opposta, sulla città era apparso un incredibile arcobaleno. È durato pochi minuti e io mi sono spostato per fotografarlo senza essere visto da loro per non essere disturbato… Ovviamente, non li ho avvisati! [risata! - NdR]
L’esperienza con Edizioni ZEROTRE: ci racconti dell’incontro.
Potrei dire che Giovanni Proietti di Edizioni ZEROTRE, amico della mia giovinezza, è stato il vero artefice di questo libro: ricordo ancora la sua telefonata, mentre stavo facendo mountain-bike in Lessinia, nella quale mi proponeva l’idea di fare un libro su Verona con le mie panoramiche.
Ritiene Edizioni Zerotre un buon supporto per gli autori fotografici, oltre che di scrittura in genere?
Sì, certamente: l’ho consigliato anche a un mio amico che ha appena pubblicato un volume con loro ed è stato molto soddisfatto.
“Oltre le panoramiche” alla mano: ci consigli una foto di quelle pubblicate e ci spieghi il perché.
“Autoritratto in Stradone Santa Lucia”. Questa foto mi piace particolarmente, innanzitutto perché è un autoscatto e poi perché unisce lo sport alla fotografia: effettuando un salto, sembra che io sia salito sopra la freccia. è una foto umoristica e allegra. Mi piace trasmettere questo con le mie fotografie.
La sua professione: come occupa il suo tempo?
Ho sempre mantenuto un altro lavoro part-time nella Pubblica Amministrazione che mi permettesse di essere tranquillo sotto l’aspetto economico così da potermi dedicare alla fotografia senza l’assillo di dover “campare” con le foto. In questo modo sono stato creativo in base al mio istinto e non su commissione: sono riuscito a fare le foto che mi ero prefissato perché le volevo fare io! Facendo così, ho creato foto che sono piaciute a molte persone che le hanno acquistate sotto forma di cartoline, calamite, calendari, segnalibri, puzzle da 1000 pezzi o da 540 ma anche come stampe fine-art o come gigantografie, anche di 30 metri! Così, senza pensarci, posso dire che con la fotografia ci ho anche guadagnato economicamente!
Progetti immediati e futuri?
Continuerò sempre a fotografare con entusiasmo!
Siamo in conclusione. Le lascio lo spazio per invitare i giovani ad appassionarsi alla fotografia e per spiegarci perché questa antichissima arte è ancora sinonimo di “opera d’arte a scatti”.
Secondo me i ragazzi di oggi nascono col cellulare in mano e quindi fotografano sin da bambini. Io credo che in futuro sarà sempre più difficile vivere di sola fotografia…
La foto ferma un istante della nostra vita, dopodiché lo possiamo ammirare finché vogliamo: questo rimarrà sempre il bello della foto!
Ci saluti con una sua massima o un invito alla buona speranza che ama particolarmente.
Non è facile trovare il punto di ripresa… ma un fotografo sa sempre dove stare!
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Puoi trovare il libro qui:
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