Il 10 Agosto ricordiamo: Jorge Amado
By Alvaro Canton
Critica Letteraria

Oggi ricordiamo Jorge Amado, scrittore brasiliano nato a Itabuna (nello stato di Bahia) il 10 Agosto del 1912.
Figlio di un proprietario terriero produttore di cacao (chiamato anche "fazendeiro") durante la sua infanzia subì dei traumi, dovuti alle lotte per il possesso delle terre, che lo accompagneranno per tutta la vita e che si ritrovano spesso nei suoi libri.
Il Brasile all'epoca era un paese arretrato e conservatore, le cui radici erano fatte di schiavitù. L'abolizione di quest'ultima, la crisi economica e l'apertura delle frontiere, vissuti appieno da Amado, lo influenzarono e lo portarono ad essere un ragazzo sovversivo, un ribelle.
Appassionato di scrittura, riversa tutto ciò nel suo primo libro "Il paese del Carnevale", un romanzo che racconta la storia di un giovane che non riesce a trovare la propria strada in una società che, invece di risolvere i problemi, preferisce ignorarli o mascherarli con trucchi di vario genere, tra i quali il famoso Carnevale.
Utilizza la scrittura come testimonianza, come denuncia sociale, per testimoniare il suo impegno politico contro uno Stato assente. I suoi due libri successivi "Cacao" e "Sudore" parlano l'uno degli 'affittati' (gli schiavi nelle piantagioni di cacao), l'altro del sottoproletariato urbano. È con il successivo libro 'Jubiabá' però che i riflettori del mondo della Letteratura mondiale si accorgono e puntano la loro attenzione su di lui. Amado ha il coraggio di scrivere un libro affrontando molti tabù di un Brasile dalla mentalità ristretta: l'esistenza di una cultura negra, la storia d'amore di un uomo negro con una donna bianca, la lotta di classe usata per superare le differenze razziali.
In seguito a questo successo Amado trova la sua strada, si iscrive al Partito Comunista, si trasferisce a Parigi prima e in Unione Sovietica dove gli viene assegnato nel 1951 il Premio Lenin per la Pace.
Nel 1958 torna in Brasile e pubblica 'Gabriella, garofano e cannella', un romanzo che (con sorpresa) comunica al mondo il suo ritorno alle origini, tornando ad essere scrittore nazionale e non di partito. Gabriella, la portagonista del romanzo, tra una sparatoria e una cavalcata, ama e rivendica il suo diritto di amare. Questo diritto di amare al femminile, il superamento del binomio sesso-peccato, nel 1958 ottenne un effetto provocatorio superiore a quello dello stesso ‘Jubiabá’, scritto vent’anni prima. Amado infatti non poté rimettere piede nel suo paese (Ilhéus) per molto tempo a causa delle minacce ricevute per aver offeso l’onore e la rispettabilità delle donne del posto.
Molti anni più tardi però, ormai ottantenne, il "paese del carnevale" gli renderà omaggio con una grandiosa festa, un gigantesco carnevale nel vecchio quartiere bahiano del Pelourinho, tante volte descritto dal "bahiano più bahiano di Bahia". Non poteva essere altrimenti per uno scrittore che ha venduto milioni di copie, i cui libri sono stati pubblicati in 52 paesi e tradotti in 48 lingue, contribuendo a risvegliare le coscienze, ma anche a distendere e a divertire.
La sua frase del giorno è:
"Sono immune dall'invidia, libero di provare ammirazione e amicizia, che bellezza! Non c'è niente di più triste di qualcuno che soffre per il successo altrui, che è schiavo della critica e del rancore, che trasuda invidia, che si dibatte nel dispetto: un infelice."