Spazio d'Autrice: intervista a Mariangela Ottaviani
By Edizioni ZEROTRE
Poesia
Abbiamo intervistato Mariangela Ottaviani, autrice della raccolta di poesie Quel soffio d'immenso e grande amante della musica e, in particolare, del pianoforte.
Cos’è per Lei la poesia?
La poesia è lo specchio del nostro animo: riflette ciò che sentiamo e lo rielabora, restituendolo con una voce nuova; è un vero e proprio modo di essere che si evolve e cambia insieme a chi la scrive.
Oltre a essere una scrittrice, Lei è anche una pianista diplomata in Teoria e Solfeggio: ci parli della musica.
La musica ha sempre fatto parte della mia vita: non ricordo un solo momento in cui io non sia stata accompagna da una melodia in sottofondo. Sono cresciuta accanto a una mamma concertista e da lei ho appreso le basi e l’impostazione mentale necessaria per imparare a suonare il pianoforte; i suoi insegnamenti mi sono tornati utili non solo nella musica, ma anche nella vita di tutti i giorni. A questo proposito, nel mio ultimo libro – che non è ancora completamente concluso: mi sto occupando degli ultimi ritocchi – presento il pianoforte come un insolito mentore.
È vero che ho conseguito il Diploma di Teoria e Solfeggio in Conservatorio e, anche se mi dedico allo studio del pianoforte ormai da molti anni, lo suono per diletto e non posso affatto definirmi una professionista. Purtroppo, in questo periodo fatico a mantenermi costante nel praticare musica, visti i numerosi impegni nell’ambito della scrittura.
Affiancando la musica alla poesia, si potrebbe dare vita a una canzone: riesce a spiegarci il valore che Lei attribuisce all’unione di queste due arti?
Musica e poesia – quindi l’atto di suonare e quello dello scrivere – sono entrambe arti che esprimono chi siamo. Richiedono apertura d’animo e di pensiero, ma anche trasparenza e sensibilità; queste qualità, tuttavia, implicano una maggiore fragilità. Bisogna essere preparati a questa fortissima capacità di “sentire” tutto in modo così profondo. D’altronde, se mancasse la sensibilità non saremmo “veri” né quando suoniamo, né quando scriviamo. La musica e la poesia ci regalano la capacità di conoscere meglio noi stessi e, di conseguenza, di interpretare “il sentire” delle persone vicino a noi.
La Sua raccolta di poesie Quel soffio d’immenso, si potrebbe ben sintetizzare con quattro semplici parole: “fotografia della nostra anima”. Ce ne può parlare, spiegandoci più approfonditamente i temi affrontati e la finalità di questo Suo progetto?
Le poesie di questa raccolta sono nate durante un periodo in cui avevo deciso di dedicarmi a me stessa. Sentivo la necessità di fare chiarezza dentro me: troppe vicende si erano susseguite ed erano finite per farmi perdere il controllo delle mie emozioni – e reazioni – nei confronti di ciò che mi stava succedendo. Dovevo fermarmi e ritrovare “il mio centro”, interpretare quello che stavo provando e dare una direzione nuova al mio cammino.
Così, ho iniziato a leggere libri di crescita personale e a seguire corsi e workshop dedicati – cosa che, solo qualche anno prima, non avrei mai pensato di fare – e posso affermare che hanno contribuito a rimettermi nella direzione che sentivo appartenermi. In questo particolare momento della mia vita, sono nate le poesie di Quel Soffio d’Immenso. La pubblicazione di questo libro rappresenta un mezzo per condividere la mia esperienza e le mie emozioni, con l’auspicio che possa essere d’aiuto a chi lo legge.
Tra quelli che ha affrontato nelle Sue poesie, qual è il tema che Le sta più a cuore e perché?
In questi anni, ho imparato a immedesimarmi nelle persone e nelle loro aspettative e ho capito che tutto ciò che proviamo dentro si riflette nelle nostre azioni. Interpretare le emozioni e tradurle in versi è per me gratificante: è come fotografare l’animo umano e darne un’immagine più immediata, riuscendo così a comprenderlo con più facilità.
Se dovesse consigliare un’Opera poetica di grande spessore culturale a qualcuno che non ha mai letto poesie, quale suggerirebbe e perché?
Se parliamo di grandi opere, io rispondo quelle di Leopardi. Non fermiamoci all’aspetto del pessimismo, che ormai tutti associano immediatamente a questo grande poeta, ma proviamo ad andare un po’ oltre: conosciamo di più il suo pensiero – che possiamo condividere o meno, – e scaviamo più a fondo nelle sue parole per scoprire la sua capacità di parlare dell’animo umano e di mettere a confronto la vita delle creature – animate e non – con quella umana.
Si pensi a Il passero solitario: in questa poesia, Leopardi rivela addirittura una parvenza di gioia nei confronti della vita quando scrive: “si ch’a mirarla intenerisce il core”.
In definitiva, le opere di Leopardi esprimono una profonda capacità di osservazione e rispetto per i valori umani, quegli stessi valori che spesso allontaniamo o decidiamo di mettere da parte.
Tra le poesie raccolte in Quel soffio d’immenso, quale consiglierebbe di leggere per prima e perché?
Consiglierei di iniziare con “Primavera d’un tratto”. Se non sbaglio, è la prima che ho scritto. Trovo che in questa poesia sia racchiuso il filo conduttore dell’intera raccolta: dall’oscurità dell’inverno dell’anima, si arriva all’azzurro della primavera e a nuovi spiragli di vita.
Secondo Lei, la poesia è qualcosa che ci portiamo dentro fin dalla nascita oppure la scopriamo nel corso della vita?
Penso che la poesia, come lo scrivere in generale, sia un’esigenza che avvertiamo dentro. Non a caso, infatti, spesso si inizia a scrivere – o si riprende a farlo – quando stiamo attraversando momenti difficili. Abbiamo bisogno di parlare e, se non troviamo nessuno con cui farlo, scrivere è un’ottima soluzione e ci permette di instaurare un contatto molto forte con noi stessi: è così che impariamo a “dialogare” con il nostro “io”.
In un’altra intervista, Lei ha definito le sue poesie come “una parte di me stessa”. Quanto il Suo vivere quotidiano è influenzato dalla scrittura?
Sì, è vero. All’inizio si tratta semplicemente di pensieri confusi, poi acquistano forma e si sviluppano in modo sempre più strutturato, fino a che avverto il bisogno di scrivere e fermarli come fossero un’immagine da fotografare prima che cambi o svanisca. Io ho l’abitudine di segnare i pensieri e le idee che voglio ricordare, oppure anche un’emozione che provo. In questo modo, ho scritto nero su bianco quelli che potranno essere gli spunti per una nuova poesia.
Parliamo un po’ di Mariangela: ci racconti dov’è nata, dove è vissuta, il lavoro che svolge e le sue passioni.
Sono nata in un paese in provincia di Verona. Da piccola amavo i felini, in particolare tigri e leoni, e volevo fare la biologa. Alla fine, mi sono accontentata di giocare con i gatti, cha hanno accompagnato la mia infanzia. Oltre al pianoforte, ho sempre amato lo sport e in particolare lo sci, che ho praticato a livello agonistico. La lettura è sempre stata una costante nella mia vita e posso tranquillamente definirmi un’appassionata di letteratura.
Un hobby che non posso tralasciare è la fotografia: mi piace fermare attimi di vita e soprattutto frammenti di viaggi in paesi che hanno culture e abitudini diverse dalle nostre. Cos’altro su di me? Lavoro presso una multinazionale in cui mi occupo di logistica.
Infine, nel mese di settembre 2020 ho portato a termine un corso di specializzazione per editor e ghostwriter promosso dall’Accademia di Scrittura (www.accademiadiscrittura.it).
Quel soffio d’immenso è la Sua prima opera: perché ha deciso di pubblicarla con Edizioni ZEROTRE e come ha conosciuto la Casa Editrice veronese?
Nel 2017, terminata la raccolta di poesie, mi sono resa conto che sarebbe potuta diventare un libro. Un amico, che è titolare di una tipografia, mi ha proposto di contattare Edizioni ZEROTRE, che però non conoscevo in quanto il mondo dell’editoria era per me ancora sconosciuto.
Ad oggi, posso affermare che il consiglio del mio amico non poteva essere più azzeccato: Edizioni ZEROTRE è composta da uno staff preparato e competente, disponibile anche con chi è alla prima pubblicazione. Inoltre, grazie a questa Casa Editrice ho avuto la possibilità di tradurre le poesie in lingua inglese: intendevo infatti rivolgermi a una fascia di pubblico più ampia.
Possiamo quindi affermare che è soddisfatta del rapporto instaurato con la Casa Editrice?
Assolutamente soddisfatta di Edizioni ZEROTRE: non esiterò a rivolgermi ancora a loro in caso di future pubblicazioni.
Programmi immediati e futuri?
Nel tempo libero dal lavoro, che per ora è ancora poco, sono impegnata in collaborazioni con l’Accademia di Scrittura e sto terminando l’editing di un manuale sul giornalismo in ambito medico di prossima pubblicazione. Da gennaio 2021, mi dedicherò alla fase finale del mio prossimo libro, che sarà una sorta di manuale motivazionale, ma con una struttura del tutto particolare e, oserei dire, originale.
Siamo alla fine del nostro incontro: le lascio lo spazio per incentivare la lettura della poesia contemporanea, tanto bistrattata soprattutto dai giovani.
La poesia, come espressione di un sentire interiore, ci pone spesso davanti alle nostre paure e alla difficoltà di confrontarsi con noi stessi. Dovremmo leggere anche solo per avvicinarci al pensiero di altre persone che come noi vivono questo tempo e che, forse, hanno incontrato i nostri stessi timori e, perché no, le nostre stesse gioie. La poesia ci fornisce un’arma potente: ci restituisce la sensibilità necessaria per percepire ciò che ci sta accanto, spronandoci a sviluppare un atteggiamento di ascolto e apertura verso la vita.
Prima di congedarci, ci regali qualche rima che ci permetta di conoscere di più l’animo di Mariangela Ottaviani.
Vista la stagione che si avvicina, vi propongo “Inverno”.
Tace la natura immersa in quel manto
ora gelato, ora grondante,
debolmente avvolta in quel velo che offusca i contorni.
Ma nel quieto riposo della Terra che ascolta,
un fermento di vita pulsante attende il lento divenire
dell’imminente trasformazione.
Pesa l’oscurità nell’animo, che fatica a radunare
i lembi di forza in attesa di quell’attimo inaspettato,
che sempre arriva, dopo il dolore patito nel capire,
a rinnovare il vigore ed espandere l’innato sentire.