Spazio d'Autrice: intervista a Nora Stavreva
By Edizioni ZEROTRE
Economia e management
La prima domanda è d’obbligo: chi è Georgi Hristulev?
Provo a presentarvelo riportando la dedica che lo stesso Georgi Hristulev pone a esergo della sua opera:
“Dedico questo manuale a te che leggi queste pagine. Non importa quale sia il tuo nome, da dove tu venga o dove tu sia diretto. Sei il protagonista! Segui la strada che hai scelto e cogli ogni occasione per crescere e migliorare. Lo dedico a me stesso, il donatore, e a te, il destinatario; ma anche a te in quanto donatore, e al tuo cliente, il destinatario. In questo circolo di dare e ricevere, riceveremo quanto pensiamo ci spetti. Sii disposto a ricevere, ad ampliare i tuoi orizzonti e a donare a te stesso il meglio che puoi. Buon lavoro!”.
Cosa vuole trasmettere l’autore con le parole che Lei ci ha appena citato?
Vuole trasmettere una semplice e fondamentale regola di vita: dai e ti sarà dato. Fare del bene porta a ricevere del bene: si tratta di un circolo virtuoso.
A volte, sarebbe importante porci la seguente domanda: facciamo le cose perché ci vengano riconosciuti dei meriti o per il puro piacere di farle?
Spesso mi chiedo quanti di noi si soffermino sull’aspetto “umano” della vendita. Quest’ultima è molto più del mero commercio di un prodotto o servizio in cambio di denaro: vendere è entrare in sintonia con un’altra persona, comunicare, ascoltare e fare del proprio meglio per essere di aiuto.
Come sostiene Georgi Hristulev nella sua opera: “Non sempre la vendita si misura in denaro. Noi riceviamo esattamente tanto quanto siamo capaci di dare, né più né meno”.
Può spiegarci il concetto secondo il quale rispettare ciò che si vende e la persona alla quale si vende sono elementi essenziali per un’efficace azione commerciale?
Il rispetto è essenziale in qualsivoglia contesto. In particolare, è fondamentale rispettare il nostro operato perché in ogni cosa che facciamo c’è una parte di noi: non ha importanza cosa stiamo offrendo – un servizio, un prodotto o anche solo un gesto di solidarietà: l’importante è che agiamo mossi da passione ed entusiasmo. Dobbiamo attribuire valore al tempo e all’energia che investiamo per lavorare e questo sarà inevitabilmente percepito da chi abbiamo davanti.
Perché ha deciso di tradurre l’opera di Hristulev?
All’inizio del 2019 ricevetti il libro di Georgi Hristulev in lingua originale. Premetto che seguivo – e seguo – poco gli autori bulgari, ma per curiosità decisi di leggerlo. Rimasi sorpresa dalla semplicità con la quale l’autore trattava argomenti considerati prerogativa del settore commerciale e dalla sua capacità di sfatare certi miti. Alcuni mesi più tardi ebbi la possibilità di conoscere Georgi di persona: questo incontro, unito al mio amore per le sfide, mi spinse a tradurre la sua opera.
A chi è rivolto il libro?
Vendere con passione non è un’opera dedicata esclusivamente ai professionisti del settore commerciale: al contrario, presenta tematiche molto attuali e adatte a tutti. Ad esempio, suggerisce metodi efficaci di comunicazione che risultano vantaggiosi in molti aspetti della quotidianità. Capire come funziona la vendita, e quindi come creare un rapporto di fiducia e attirare l’attenzione del cliente, confutandone le obiezioni, è un’ottima palestra per affrontare le sfide che la vita di tutti i giorni ci propone, anche al di fuori del settore commerciale.
L’autore conclude il libro con un ringraziamento molto particolare: ce ne parla?
In genere, quasi tutti gli autori concludono i propri libri con i ringraziamenti. Nel caso di Hristulev, la sua riconoscenza è rivolta al lettore. Quest’ultimo, solo leggendo l’opera, accoglie le idee e i pensieri dello scrittore, apprendendo nozioni nuove e modificando la propria visione delle cose. Non dimentichiamo che Georgi Hristulev è uno stimato formatore: tiene corsi e seminari e segue molte aziende in qualità di consulente. Per lui, la possibilità di condividere metodi e tecniche rappresenta una grande soddisfazione, ed è quindi motivo di gratitudine.
Parliamo un po’ di Lei: chi è Nora Stavreva?
Nacqui a Sofia, la capitale della Bulgaria, in una famiglia di medici. Da bambina imparai a suonare il pianoforte e praticai danza classica.
Iniziai a leggere quando ero ancora giovanissima: mio padre possedeva una biblioteca ricca di libri di psicologia e filosofia e io, a soli dieci anni, leggevo Freud, Shakespeare e Tolstoj.
Sfortunatamente, fui scoperta da mio padre con in mano un libro di Gabriel Garcia Marquez: mi fece una scenata memorabile e, dopo una bella strigliata, finii in castigo per un mese. Scaltra com’ero, trovai presto un rimedio: cominciai a nascondere il libro di Garcia Marquez sotto lo spartito così da poter continuare a leggerlo mentre fingevo di esercitarmi al pianoforte.
Dopo essermi diplomata con il massimo dei voti, partii con mio padre per la Libia: durante la permanenza, lui lavorava come medico, mentre io studiavo. Fu un periodo molto intenso, e non solo per quanto riguarda lo studio: scoprii un mondo totalmente diverso da quello a cui ero abituata ed ebbi modo di riflettere e scrivere molto. Quello che più mi destabilizzava era l’impossibilità di uscire da sola: dovevo sempre essere accompagnata da mio padre.
Amo la fotografia e mi ritengo una viaggiatrice incallita, costantemente mossa da un’inesauribile curiosità.
Ha iniziato la Sua carriera di scrittrice a soli sedici anni, giusto?
Sì, a sedici anni iniziai a lavorare per il giornale Giovani comunisti, in particolare gestivo una rubrica dedicata alla musica, al teatro e al cinema. Fu per me un periodo di grande crescita culturale e personale. Negli anni Settanta, il cinema italiano era particolarmente apprezzato dal Partito Comunista bulgaro e il giornale per cui lavoravo dedicava molto spazio alla cinematografia italiana: non era raro che scrivessimo di Federico Fellini e Michelangelo Antonioni. Le ore che trascorrevo al cinema o a teatro – che mi servivano per la stesura degli articoli – mi donavano un profondo senso di pienezza e libertà.
Ha lavorato molto anche a livello governativo?
Iniziai nel 1982 occupandomi di moda e passai poi al settore biomedico. Per un periodo, lavorai con la NASA nel settore della ricerca ed ebbi l’onore di incontrare persone eccezionali e di sviluppare numerosi progetti tra Italia e Ucraina. Inoltre, partecipai e vinsi degli appalti in Siria, Egitto, Iran, Iraq, Pakistan, India, Bulgaria e nella Repubblica del Tatarstan.
Sono rimasto molto incuriosito dal motivo che l’ha spinta a venire in Italia. Nella Sua biografia, infatti, si legge: “Dopo aver visto il muro di Berlino e aver subito pressioni e minacce, decide di emigrare in Italia”.
Il muro di Berlino fu per me il punto di non ritorno.
A questo proposito, di recente ho visto un quadro di una mia amica pittrice: è intitolato Il muro di Berlino e rappresenta una parete di pietra ai cui piedi è seduta una ragazza con gli occhi fissi a terra. Ho pensato: “Ecco la tristezza di chi ha appena scoperto di non avere una via d’uscita”.
In quel dipinto ho rivisto me stessa quando, non molto tempo dopo il mio rientro a Sofia, fui richiamata dalla polizia segreta bulgara. Credetemi: mi ci sono voluti anni per superare la paura di quel momento. Le mie origini, gli studi in un collegio gestito dagli inglesi e il mio essere così culturalmente attiva erano motivi più che plausibili per farmi sparire in un lager come già era successo a tanti altri intellettuali.
Con il supporto della mia famiglia, riuscii poi a emigrare in Italia e da quarant’anni sono cittadina italiana.
Tra Marzo e Giugno 2020 ha condotto la trasmissione La stanza dei talenti per conto de L’Altro Giornale: ce ne parla?
Quella di collaborare con L’Altro Giornale è stata una decisione presa a caldo all’inizio del lockdown. Naturalmente le registrazioni erano fatte da casa, le interviste erano via Skype e dovevamo sperare che la connessione internet funzionasse; eppure, ci siamo divertiti tanto. La stanza dei talenti ha ospitato molte eccellenze italiane e mi ha permesso di viaggiare virtualmente in tutta la nazione.
Un’esperienza che ripeterei volentieri e che riassumo con due parole: talento e musica.
Il Suo ringraziamento a chi è rivolto, e perché?
Bella domanda: potrei impiegare un’intera giornata per rispondere. Di certo, i miei ringraziamenti vanno ai miei maestri di vita e, più in generale, a tutte le persone che ho incontrato perché ognuna ha lasciato una traccia dentro di me.
La mia gratitudine va anche ai miei genitori: a mio padre, che mi ha trasmesso l’amore per l’arte, e a mia madre per i suoi modi gentili. Un grazie infinito lo rivolgo poi alle mie meravigliose figlie per la pazienza e per aver perdonato le mie assenze.
Ringrazio anche questo splendido Paese, l’Italia, nel quale sono cresciuta come persona e come professionista.
Infine, ringrazio tutti coloro che hanno creduto in me e mi hanno supportato.
Ci parli della Sua esperienza con Edizioni ZEROTRE.
Non posso che ritenermi più che soddisfatta della mia scelta: lo staff di Edizioni ZEROTRE mi ha dato tutto il supporto di cui avevo bisogno e abbiamo lavorato fianco a fianco nel processo di traduzione e revisione per risolvere alcuni punti piuttosto spinosi.
Consiglierebbe Edizioni ZEROTRE a un autore o a un traduttore?
Assolutamente sì: credo che quello di Edizioni ZEROTRE sia un approccio innovativo e rivolto al futuro, ottimo anche per gli autori stranieri.
Quali sono i Suoi prossimi progetti editoriali?
Innanzitutto, mi voglio dedicare al progetto che sto portando avanti con una scrittrice italiana che pubblica in Bulgaria: sono la sua agente letteraria da ormai cinque anni e attualmente stiamo lavorando a un audiolibro. Inoltre, sto completando la stesura di un libro biografico che intendo pubblicare con Edizioni ZEROTRE. Vorrei anche riprendere a viaggiare: ho molti amici in India e mi piacerebbe rivederli. Chissà, magari potrei scrivere qualcosa su di loro. I progetti sono tanti, ma ogni cosa a suo tempo.